Europa forza il titolo, raccogliendo le considerazioni di Laura Puppato e mie sulla questione (del tutto ipotetica) di un nuovo governo dopo quello attuale.

Cerchiamo di ricapitolare i punti salienti:

La questione per ora non si pone in alcun modo.

Se e solo se, per quella cosa che capita a fine luglio o per altri motivi legati alla linea politica, il governo attualmente in carica dovesse cadere, invece, le cose cambierebbero parecchio.

Perché non potremmo certo tornare al voto con questa legge elettorale (lo stesso Napolitano continua a ripeterlo e lo ha fatto anche recentemente). Perché, se il casus belli dovesse manifestarsi nel corso dell’estate, non avremmo assunto nemmeno uno dei provvedimenti che gli italiani attendono, soprattutto per quanto riguarda la pressione fiscale.

Se il problema si ponesse, una cosa sarebbe certa (e lo è sempre stata): è sbagliato continuare a immaginare che ci si possa rivolgere a una parte soltanto del M5S. Questo è stato l’errore più grande nei mesi precedenti, e rischia di esserlo a maggior ragione anche ora.

Se la questione si porrà, si dovrà discuterne con il M5S nel suo complesso, che sarà posto di fronte a una scelta. O elezioni immediate, con il Porcellum, e magari per far piacere a Berlusconi. O un passaggio più articolato, che preveda un esito diverso di questa legislatura. Non nei tempi, ma nei modi, a cominciare da una legge elettorale che non sia quella che conosciamo.

A me pare che la questione per il M5S sia già aperta, come scrivevo ieri, da parecchio tempo.

Al Pd, d’altra parte, nel caso tutto precipitasse, si porrà un interrogativo analogo. E dovrà scegliere se subire, come spesso (quasi sempre) gli capita, o se fare politica.

Per ora non sembra interessato a farsi venire altre idee. Ma le cose possono cambiare.

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