Gli storici lo chiameranno il patto di Lugagnano (scherzo). Ieri sera, in pasticceria, da Renato, in questa località in provincia di Verona, mentre Enrico presentava la propria candidatura a sindaco di Sona (il Comune a cui Lugagnano appartiene), è andato in scena un dibattito di grande livello, a cui ha partecipato, tra l’altro, Alessia Rotta, giovane parlamentare della categoria «ce ne fossero così».

Mentre l’iscritto al Pd di Valeggio sul Mincio ci spiegava i motivi per cui il suo circolo ha deciso di autosospendersi in blocco, attraverso i vari interventi, si è così stabilito:

1. Che questo Pd, così com’è, non va.
2. Che il fatto che sia stato fatto, il Pd, da quelli che ne erano meno convinti (e che l’avevano fino allora avversato) ha prodotto più di un guaio. E la vicenda di Prodi non è il primo episodio clamoroso in questo senso.
3. Che i 101 forse è meglio che non si manifestino, perché dovrebbero cambiare identità (Antonio la pensa così, e si incazza). L’idea suggestiva che è emersa è che finché non verranno fuori i loro nomi nessun parlamentare sia ricandidabile (a proposito di ineleggibilità).
4. Che le correnti che a Roma spopolano, in periferia non se le fila nessuno. Per la precisione, le stesse «sensibilità» (termine con il quale le correnti si sogliono definire) di cui si legge sui giornali non corrispondono alle «sensibilità» degli elettori.
5. Che «dovete trovare qualcuno che glielo spieghi, a quelli là» e che, dopo il Congresso, ci vorrà un processo di pacificazione. Ma, si sottolinea da più parti, dopo il Congresso e un confronto vero (tema caro soprattutto a Matteo).

Sulla base dei punti precedenti, si è fatto il patto di cui sopra. Che recita più o meno così: posto che ci sia un Congresso aperto (condizione necessaria), con tutti i crismi (oggi Epifani dichiara: «i candidati sono troppi» e «bisogna candidarsi al momento giusto», ma io mi domando), il patto di Lugagnano prevede che ci si provi tutti insieme. E che, in contropiede rispetto all’andazzo e al clima nel quale il Pd è immerso, tutti quanti invadano il Pd. Occupy? Un’invasione di campo. Una mossa sorprendente, liberatoria, di riscatto e di fiducia.

A Valeggio – per sbloccare l’autosospensione – bisogna andarci così. E non solo a Valeggio. Altrimenti ci incartiamo. Anzi, ci siamo incartati già.

P.S.: per quanto mi riguarda, per me l’accordo di Lugagnano è un impegno decisivo. E sapete dove trovarmi (civati chiocciola gmail punto com).

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