Ieri ho dato buca a Gianluca (nel senso di Briguglia) e alla presentazione del suo libro Marsilio da Padova, per Carocci.

Il mio è stato un bidone, mentre il libro di Gianluca non lo è affatto. Del resto, sono anni che scrive cose molto buone, e lavora in tutte le università di Europa, facendo un po’ fatica a tornare a insegnare e a fare ricerca in Italia (chissà come mai).

Mentre lo leggevo, mi venivano in mente un po’ di cose con cui ho a che fare ogni giorno. Ma non è il tentativo di attualizzare, quello che mi interessa, ma il suo contrario. Scoprire cioè che le questioni intorno alle quali ci affanniamo in questi tempi bui (altro che Medioevo), in realtà vengano da molto lontano. E – lontanamente – furono discusse e affrontate con strumenti molto meno banali di quelli di cui disponiamo oggi.

E Gianluca segue Marsilio e noi entrambi, scorrendo le pagine in cui si parla della divisione tra Chiesa e Impero, del ruolo del sacerdozio (e della povertà di questo, che Marsilio prende dai francescani per proiettarlo in una lettura politica ancora più articolata e ambiziosa), del primato del concilio e della comunità, della censura e della normalizzazione del pensiero critico (eretico e figlio del diavolo!), della Germania che incombe e, insieme, della contrastata costruzione di uno spazio politico europeo.

Tutto ciò per dirvi che ne vale la pena e (a Gianluca) che la prossima volta non bigio la presentazione, promesso.

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