C’è molta ironia su Bersani. Anche all’interno del Pd. Dicono che bisogna cambiare rotta, che bisogna fare le larghe intese, ma per favore non chiamatele così, perché poi non ci vota più nessuno.

Anche sul Quirinale dicono che ci vuole un Presidente condiviso. E condiviso vuol dire condiviso con Berlusconi, ma per favore non ditela così, è solo senso di responsabilità istituzionale, il nostro.

Personalmente, sono dell’idea che si debba parlare chiaro: perché anche la gettonatissima espressione del “non corteggiamo i grillini” può essere immediatamente rovesciata in un più sostanzioso “non corteggiamo Berlusconi”. Perché una volta la colpa era di D’Alema, giusto? E adesso di chi sarebbe? Chi se la prenderebbe?

Me lo chiedo e lo chiedo a tutti quanti, perché questo è il punto. E se volete la mia, continuare a ripetere che il Pd è nell’angolo, dimostra poco senso tattico e una strana forma di astigmatismo.

Perché nell’angolo, se solo lo volessimo riconoscere, c’è proprio Berlusconi. Che infatti strepita, perché se al Colle andassero Prodi o Rodotà, sostenuti da una larghissima maggioranza condivisa, ma non condivisa con lui, lui non si fiderebbe. Già. Perché noi invece possediamo gli elementi per fidarci di lui. Eccome.

E se poi quel Presidente di cui lui non si fida, desse l’incarico a un premier che andasse in Parlamento sulla base proprio di quella maggioranza che si è formata il 18 aprile, per lui sarebbe un guaio.

Ma cosa volete che sia: nel Pd c’è chi queste cose non le vede. Anzi, non le vuole vedere. E qualcuno inizia a chiedersi legittimamente come mai non si voglia chiudere una stagione lunga vent’anni. Chissà che la risposta non emerga e che non ci si confronti “al grande giorno”, una volta per tutte.

P.S.: continuare a parlare di accordo con il Pdl, consente ai grillini di continuare sulla loro strada, per altro. Anche questo è così difficile da capire? E perché non abbiamo votato Schifani invece di Grasso, se ci voleva una maggioranza condivisa? Ma io mi domando.

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