Se n’è parlato molto, da queste parti, di convenzioni con la Svizzera, paradisi fiscali e altre piraterie che nemmeno Long John Silver. Se n’è parlato abbastanza anche in Italia, ma poi non si è fatto granché, come al solito, perché alla fine, come molti sospettano, conviene a tutti lasciare le cose così, come stanno. Fino al prossimo default.

Ora tocca a Cipro, che è un’isola, per di più, non solo metaforicamente. E ci si sorprende ogni volta della cosa più banale: che nell’Unione Europea, proprio dentro e non solo ai suoi confini, esistano posti (e porti, franchi e sicuri) nei quali è conveniente trasferire i propri capitali in ragione di una tassazione bassissima.

Ora, tra le mille cose da fare per cambiare l’Europa, ci sarebbe da porre la questione fiscale con una certa determinazione. Perché fa un po’ ridere e molto piangere che ci siano condizioni simili. E se si riuscisse a fare un governo del cambiamento, questa sarebbe tra le primissime cose da dire e da fare, soprattutto.

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