Ora, non è del tutto vero che Crocetta governi con il sostegno del M5S. La sua maggioranza, che non lo era nelle urne, conta sul sostegno di alcuni deputati dell’Ars che si sono spostati sul presidente in modo molto più tradizionale. À la Mastella più che à la Casaleggio. In più, il presidente della giunta è eletto direttamente dai cittadini e quindi non si pone il problema della fiducia-con-cui-altrimenti-non-si-può-partire o, almeno, non si pone negli stessi termini del governo nazionale.

Quanto è successo per le province, ci dice però almeno una cosa importante: che si può cambiare più di qualcosa nell’assetto dello Stato e lo si può fare dove nessuno avrebbe mai scommesso che si potesse fare. Ora, c’è da capire se – oltre a evocare il modello Crocetta – qualcuno, nelle altre Regioni, intenderà procedere nello stesso modo e arrivare a un superamento delle province con una diversa riorganizzazione dei Comuni, sulla base di bacini, ambiti e consorzi che possano rispondere meglio alle esigenze dei cittadini e del tessuto sociale ed economico del territorio da amministrare.

Sarebbe rivoluzionario se dalla retorica del «modello da esportare» si arrivasse alla concretezza delle cose che si possono fare anche altrove. Magari dappertutto.

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