Non chiudete quella porta, né quel cancelletto. Cambio punto di vista, e mi rivolgo al segretario nazionale del Pd e a tutti i suoi dirigenti, ai suoi eletti e ai suoi rappresentanti a livello locale.

Al Pd, insomma.

Il momento è di quelli in cui serve la politica, come poche altre volte nella vita, potremmo dire. La politica. Quella buona. Quella che include e che decide. Che non si divide tra questo o quello, ma che rappresenta un Paese.

La mia domanda è semplice: ci sono un sacco di persone che bussano alla porta, che faticano ad ammetterlo ma sanno che il Pd può essere il principale (se non l'unico) strumento di democrazia e di cambiamento. Che si aspettano molto da noi e che non vogliono più essere tradite dalle nostre incertezze, dalle fughe in avanti di qualcuno ai passi indietro di altri.

Il mio augurio è che il Pd si apra, ora o mai più. Che accolga i progetti di cambiamento, che colpisca i privilegi (innanzitutto i propri, potremmo dire), che dia un messaggio di sobrietà, di capacità e di umanità. Che sia più leggibile, perché non interessa a nessuno sapere quali sono le correnti, ma quali sono le proposte. E soprattutto il progetto complessivo di Paese che abbiamo in mente.

Che sappia trovare parole d'ordine e campagne, e che promuova, a tutti i livelli, occasioni di incontro e di dibattito.

Noi ne abbiamo proposte cinque, di cose da fare. E da fare insieme. E porteremo le nostre 'pizze' con le risposte da dare ai cittadini in giro per il Paese. Abbiamo però anche detto che è responsabilità di ciascuno di noi, se questo cambiamento si avrà, anche «qui da noi», nel Paese dimenticato da tutti. Un Paese su cui non scommette più nessuno, e non solo gli investitori internazionali.

L'Italia non ha più niente da perdere, se non se stessa. E definitivamente. E il Pd dovrà poter raccontare ai suoi figli che c'era. E che non dormiva, se non per far sognare qualcosa di diverso.

Ci vediamo a Roma, sabato. E che sia solo il punto di partenza di un nuovo percorso. Che travolga i luoghi comuni, le frasi fatte, le parole vuote a cui siamo abituati. E che dia un futuro a tutti quanti, l'unica ossessione che ci debba accompagnare.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti