Provo con i disegni, la prossima volta, giuro.

Spiego quanto scrivevo qui e qui.

Piano A: ci prova Bersani, e già tutti titolano: «flop», perché nessuno ci crede. Molti dirigenti del Pd che hanno votato praticamente all’unanimità la relazione del segretario, non ci credono. Ma lo dicono ai giornali, così non ci sente nessuno.

Tutti allora passano alle soluzioni successive: quelle maggiormente in voga sono due e due soltanto.

Il piano B (sì, l’avete capito, è l’iniziale di Berlusconi) ovvero l’accordo tra Pd e Pdl, presentato sotto le forme del governo del Presidente, perché fa più fico e non impegna (si fa per dire).

Oppure il ritorno al voto, subito. Con la stessa legge elettorale, però, e con l’incognita che finisca più o meno nello stesso modo (per via di quel problemino per il quale il Senato sarebbe comunque diviso in partes tres).

Come sto cercando di spiegare da giorni, c’è anche un piano C, che sarebbe l’alternativa più semplice, che molti (quasi tutti) fingono di non vedere. Si fa un governo a tempo determinato, un governo del Parlamento, con patti chiarissimi e amicizia cortissima, sulla base dei punti che si stanno discutendo in questi giorni, e si cerca una figura che piaccia al Pd e al M5S, se a quest’ultimo non dovesse andare bene il governo Bersani.

A me sembra che una settimana, dopo aver discusso di resort e di risort (Berlusconi, appunto), potremmo anche dedicarla, a questa riflessione.

Personalmente, sono per il piano A (ed è per questo che l’ho votato) e salterei a piè pari il piano B. E voi, che ne dite?

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