Chissà perché nell’opinione pubblica e nei titoli delle prime pagine dei giornali è tutto un celebrare l’ingovernabilità, enfatizzare l’incertezza, dare per certa una situazione di impasse.

Sono settimane, ormai, che si va avanti così. Non ci sarà la maggioranza al Senato, ci sono molte (tre) regioni in bilico, i grillini bloccheranno il Parlamento, Bersani deve andare da Monti, Berlusconi rimonta anzi no. I sondaggi, anche quelli segreti-che-poi-segreti-non-lo-sono, ci offrono uno scenario un po’ diverso: qualcuno che può vincere e governare c’è, senza pasticci, accordicchi e chissà quale patema. Manca qualcosa? Sì, un po’ di convinzione, ma per il resto le cose stanno così.

A me pare che tutto questo bailamme sia un po’ strumentale e che non faccia, in realtà, che rafforzare la scelta di chi questo Paese lo vuole cambiare ma lo vuole anche governare. E gli schieramenti in grado di farlo, con un candidato premier e i voti necessari, sono soltanto due. Uno è quello di Bersani, l’altro è quello di Berlusconi.

Poi, siamo d’accordo, è interessante seguire Zingales che manda a quel paese Montezemolo e ‘molla’ Giannino (Zingales li ‘molla’ tutti?), leggere che Angela Bruno pretende scuse pubbliche, seguire quelli che i governi li mandavano a casa che puntualmente si ripresentano, ascoltare promesse del tutto prive di fondamento, come è quella di regalare a tutti un po’ di soldi, sotto forma di Imu o altre prebende.

Poi forse però magari a qualcuno verrà anche in mente che le elezioni servono per scegliere chi ci governerà nei prossimi anni. Così, per dire.

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