Lo schema di gioco dei due schieramenti è ormai chiaro. Di fronte alla crisi dei partiti, tutti si civizzano. Nuovo verbo della politica italiana, descrive perfettamente quello che accade. Per contrastare Grillo e per intercettare i movimenti che provengono «dal basso», si esternalizza, si va in outsourcing, e si cede sovranità, almeno apparentemente.

Il migliore è Alfano, che ha già pronta una lista di 300 candidati al Parlamento (con qualsiasi sistema elettorale) a cui sta lavorando Bertolaso. Avete letto bene. Chissà se lo candidano all’Aquila.

Nel campo del centrosinistra, è tutto un fiorire. L’idea è semplice: i partiti da una parte, le liste civiche dall’altra, all’interno dei due schieramenti.

Per il Pd, sarebbe la fine di un progetto, quello – originario – di costruire un partito che avesse al suo interno componenti diverse della società e un grande disegno condiviso. A propugnarlo, questo passaggio, per altro, sarebbero i suoi stessi fondatori.

Curioso poi che i «civici» spesso provengano dalle file dei partiti, e si organizzino a partire da figure politicissime. E con l’auspicio dei politici. Poi dicono che Grillo vince. Già.

Grande è il disordine, ma la domanda di fondo c’è e non va dimenticata: per fare che cosa? Qual è il progetto? Chi lo incarnerà? Ecco, prometto che d’ora in poi mi dedicherò a questo. Le formule, poi, si troveranno, ma prima ci vuole quella risposta. Altrimenti, posso dirlo? Saremmo alle solite.

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