Leggo su Repubblica un’intervista a Bersani di un qualche interesse.

Permangono le contraddizioni ormai tradizionali.

A cominciare dall’appello all’alleanza con Casini? Ancora, si chiedono tutti. Compreso Casini.

«Il premier tocca al Pd!». E le primarie? Non le facciamo più? Così, per sapere.

Nessun accenno al ricambio del ceto politico. Per rimanere nella metafora del titolo, schieriamo ancora Andropov e l’usato sicuro, o abbiamo qualche idea in merito? Le primarie per i parlamentari, ad esempio, si faranno o gli «esterni» che Bersani cita saranno scelti dagli «interni»?

Detto (e ri-detto) questo, invece, c’è un’idea interessante, che mi sembra di avere letto da qualche parte: quella del rassemblement democratico. Mesi fai parlai di convention all’americana, in cui riunire tutte le forze e le energie del campo progressista, come avevamo cercato di fare a Bologna (quando Bersani, puntualmente, non venne), tra Piazza e Palazzo. Allora il gruppo stretto intorno a Bersani (lo staff che qualcuno, maliziosamente, chiama «gnocco fritto») mi aveva riso dietro.

E poi c’è l’«atteggiamento di attenzione» verso il M5S, che è un tema a me carissimo. Ed è la prima volta che se ne parla così, senza troppa presunzione e snobismo (che invece trovo a fiumi nelle dichiarazioni dei soliti strateghi, lo stesso atteggiamento che aveva accolto vent’anni fa, e loro c’erano già, Bossi e Berlusconi).

Un pezzo poi mi è molto familiare: «Ci sono domande che lì non possono trovare risposta di governo». Perché gliela diamo noi, spero sia la logica conseguenza dell’affermazione del segretario. Perché, cioè, intendiamo rispondere, una buona volta, a quelle domande, ho capito bene?

E poi c’è la dichiarazione che molti attendono da anni, che arriva un po’ tardi, ma che rende felici: basta con Lombardo in Sicilia. Minchia, era ora.

Insomma, sa un po’ di ‘trasformismo’, questa intervista, ma contiene alcuni elementi su cui possiamo ragionare, una volta risolte, però, le contraddizioni di cui sopra.

Sarà vera glasnost? Ai poster elettorali (nel senso delle facce che troveremo sui cartelloni) della prossima campagna l’ardua sentenza.

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