Potrei modificare così il titolo del pamphlet filosofico di Armando Massarenti, Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene, Guanda 2012.

Massarenti parte per la verità dal «dilemma del pizzo» (variante del «dilemma del prigioniero») e della domanda, che purtroppo in Italia si pongono in molti (perché vi sono costretti), «lo pago o non lo pago?», anche nella versione «ma se non lo pago io, gli altri come si comporteranno?».

Ovviamente la risposta sul piano politico e morale è per noi (soprattutto per quelli a cui il pizzo non è mai stato chiesto) del tutto negativa. Il pizzo non si paga. Punto.

La questione però è più complicata, perché in un sistema «si può essere onesti finché si vuole, ma non si riuscirà mai», sostiene Massarenti, «a far recedere gli altri dai comportamenti disonesti che provocano un danno collettivo». Tanto che il comportamento illegale può apparire come l’unico «razionale».

Pensate a quando arriva l’idraulico e vi fa un prezzo diverso se però, gentilmente, non chiedete la ricevuta: si tratta di un comportamento razionale, e a suo modo di una norma tacita, di grande popolarità per altro, che molti in Italia insomma osservano, dalla mattina alla sera.

Per Massarenti, le soluzioni sono due: «non tutte le norme spontanee sono buone» e, quindi, «in certi casi un’autorità superiore di cui ci si possa fidare è proprio quel che ci vuole» (Massarenti aggiunge: «ma è proprio questo che manca, oggi, in Italia).

La seconda «strategia», che va nella stessa direzione, si riferisce al lavoro di Alberto Vannucci (nostro ospite a Canossa) che indica nella:

introduzione di effettivi meccanismi di mercato, nelle privatizzazioni, nel ricambio politico, nella definizione di termini per le cariche amministrative. In tutte quelle misure, cioè, che contribuiscono a creare un ambiente sociale ed economico in cui è molto più difficile la nascita di norme non scritte che spingono alla corruzione. Tali misure eliminerebbero l’ingrediente fondamentale per l’emergenza di quelle norme: la stabilità e la permanenza dei giocatori in campo.

In effetti, questa l’ho già sentita. Ma corroborata dal riferimento alla teoria dei giochi fa molto più effetto.

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