Ne scrivevo tempo fa, dello «spalatore di nuvole». E chissà perché mi è tornato in mente, oggi, mentre sono in viaggio su un regionale veloce, tra Firenze e Pisa.

Forse perché è pieno di nuvole, qui sopra, nuvole ferme, poco mosse si direbbe se si parlasse di mare e se fossero onde. Nuvole che non sono in viaggio, come quelle di Kaurismaki e di quel film, che però dovete vedere, se volete capire un po’ di cose circa le vittorie e le sconfitte, e la speranza, soprattutto. Che è lì dietro l’angolo, perché la speranza è fatta così. Sta dietro l’angolo.

O forse perché c’è un po’ di malinconia e di stanchezza, che a volte ti prende, e sembra prendere anche le tue giornate e il suono della tua voce (e come lo senti tu, il suono della tu voce), e tutto quello che hai intorno, anche se i compagni di viaggio, due lavoratori stranieri che hanno più o meno la mia età, sono molto gentili. E la loro conversazione tiene compagnia. E sembra positiva. Seria, ma positiva. Con la speranza dietro un angolo. Forse lontanissimo, o forse a Pontedera, per dire.

Non so perché mi siano venute in mente le nuvole e lo spalatore, insomma il commissario Adamsberg. Forse perché il suo metodo lo sento mio, in questo momento, come altre volte mi è capitato di osservare.

Così Adamsberg cercava le idee: le aspettava, semplicemente. Quando una di esse veniva a galla sotto i suoi occhi, come un pesce morto che compariva a fior d’acqua, la raccoglieva e la esaminava, per vedere se aveva bisogno di quell’articolo in quel momento, per vedere se presentava un qualche interesse.

Ecco, vorrei rispondere così, a me stesso, oggi. Che anche se non sembra, anche se la linea che seguo attraversando la mia regione e il Paese intero sembra ‘spezzata’, se faccio cose e visito località pressoché sconosciute (che alcuni insinuano essere luoghi immaginari, tipo Macondo, e invece sono ‘solo’ plaghe della provincia italiana), e se non si capisce bene dove voglia andare a parare (nella piena accezione del termine) e soprattutto non si capisce dove voglia andare a parare il partito di cui faccio parte (soprattutto), vorrei rispondere che non so gli altri, ma io, di persona, personalmente, sto seguendo il metodo Adamsberg. E un progetto c’è, e la soluzione sta vicina a quella speranza a portata di mano. E che arriverà presto, dopo aver spalato un altro po’ di nuvole, che hanno pure stufato, le nuvole. E se non arriverà, perché non bisogna essere presuntuosi, né portarsi sfiga da soli, ci avremo provato fino in fondo. E il plurale lo uso perché siamo in tanti a pensarla, anzi, a sentirla così. E siamo pronti, ormai, ad affrontare il tempo che sta arrivando.

P.S.: al primo che fa notare che questi sono cavoli miei, rispondo, con serenità, che lo so bene. E che mi veniva di scrivere così. E basta. Perché non è che si può sempre parlar di primarie patrimoniali contratti unici tecnici evasione corruzione. Ora smetto, ma solo perché son quasi arrivato. E sta per venirmi a prendere Samuele da Boschi di Lari, come quell’altra volta, che la pensavo così.

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