Quest'anno ho letto Fred Vargas, che conoscevo già, ma questa volta mi sono impegnato più del solito. E ho pensato che lo «spalatore di nuvole» (epiteto dell'improbabile commissario Adamsberg) ci vorrebbe, anche per "le nostre cose", intendo.

Così Adamsberg cercava le idee: le aspettava, semplicemente. Quando una di esse veniva a galla sotto i suoi occhi, come un pesce morto che compariva a fior d'acqua, la raccoglieva e la esaminava, per vedere se aveva bisogno di quell'articolo in quel momento, per vedere se presentava un qualche interesse.

Questo passo è tratto da L'uomo a rovescio (p. 85). E poi ho letto il suo ultimo libro pubblicato in Italia, La cavalcata dei morti (che non fa riferimento alle vicende politiche italiane, come non ce l'avevano altri titoli, che pure sembrano così evocativi, a noi che ce ne occupiamo: Un po' più in là sulla destra, L'uomo dei cerchi azzurri, Un luogo incerto, Parti in fretta e non tornare…). E nell'ultimo libro, a pagina 95, c'è scritto così:

A furia di allontanarsi dalla parole, le più limpide teorizzazioni si trasformano in dicerie. E non si sa più niente. Fra approssimazioni e inesattezze la verità si dissolve e apre la via all'oscurantismo.

Lo dice Danglard, che è il vice di Adamsberg. Un bel ticket, il loro.

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