Ne scriveva ieri Dino, a proposito di Berlusconi. Condanna (la nostra) e alibi (per tutti noi) per troppo tempo, per la politica in generale. E le domande sono (anzi, restano) quelle di sempre:

Da oggi (in realtà dal 1994) dobbiamo rispondere ad altre domande: siamo in grado di dimostrare che è meglio rispettare la legge che provare ad aggirarla? Siamo in grado di dimostrare che pagare le tasse aiuti tutti a stare meglio? Possiamo convincere che pagare il medico per saltare la lista d’attesa non sia accettabile, mentre denunciare quel tipo di comportamento lo è? Siamo in grado di dire che è meglio chiedere la fattura all’idraulico pagando il 20, 30% in più per la prestazione rispetto a evadere il fisco? Siamo in grado di sostenere che il bunga bunga non può essere un efficace sistema di selezione della classe dirigente, mentre i concorsi pubblici lo sono? Siamo in grado di dire che i politici di sinistra siano più bravi, più onesti, più preparati di quelli di destra? O possiamo solo evocare la giustizia, ancora una volta, come via politica alla risposta a queste domande, rimanendo bloccati a vita nel meccanismo in cui Berlusconi ha fatto precipitare tutto il Paese per cui la giustizia decide e la giustizia quasi sempre decide politicamente?

La sensazione che, se possibile, aggrava ancor di più la situazione, è che con Monti sia in atto un meccanismo analogo, benché rovesciato. Per la serie: tanto c’è Monti.

Mi spiego: abbiamo atteso quasi quattro anni per lanciare la sfida au grand jour, e adesso ne stiamo attendendo un altro, di anno. Prima c’era Berlusconi, ora c’è Monti. La partita la gioca lui, noi al massimo giochiamo di rimessa. Non ci sono nostre iniziative riconoscibili, se non quella dell’incredibile legge elettorale, che per altro non sembra essere affatto risolutiva.

Cambia il vento, ma noi no. O almeno non abbastanza. Il 2013 si avvicina, e manca la soggettività politica del centrosinistra. Perché qualcuno pensa sia il caso che manchi (e che si debba superare il bipolarismo), e perché qualcun altro non è capace di offrirne una definizione compiuta e di presentarla come tale agli elettori.

Succede con le coalizioni: perché la foto di Vasto non va bene, dicono in molti, e però poi a tutte le elezioni ci si presenta con una coalizione che ha quei confini e quei protagonisti. Succede con le candidature: perché non si sa chi avremo come leader, né come lo sceglieremo. Succede con la selezione dei nostri rappresentanti: nonostante le parole spese, la discussione vera non è ancora iniziata. Succede con la vita interna al Pd, soprattutto: cresce nei sondaggi (anche se ultimamente ‘decresce’ leggermente) e non nella sua capacità di mobilitare e nel promuovere la partecipazione.

Il paradosso è che sembra più facile per il centrodestra riorganizzarsi, al di là dell’opzione Monti che alcuni caldeggiano anche dall’altra parte: e l’acronimo in questo caso è CAP: Casini, Alfano e Passera. Con l’incognita della Lega. Mollarla riaprirebbe la partita al Nord ma ho come l’impressione che la chiuderebbe al Sud. E pur partendo da una situazione di maggior difficoltà, una destra moderata può tornare in partita.

Tocca a noi iniziare a rispondere a quelle domande e a promuovere il 2013 come anno italiano senza alibi di sorta. Sarebbe ora.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti