Del Maialinum avevo parlato giorni fa. Oggi Fabio Martini, sulla Stampa, rincara la dose:

Quasi la metà degli eletti, quelli previsti nelle circoscrizioni, sarebbero indicati dai partiti, dunque ancora una volta «nominati» dall’alto. Dai leader e da Roma. In compenso nella Grande Riforma in gestazione c’è anche un caposaldo immaginato per snellire il sistema, assecondando gli umori popolari: la riduzione del numero dei parlamentari. Una riforma matura, benvenuta (anche se di per sé priva di effetti salvifici) e che avrebbe l’effetto di rinnovare drasticamente la rappresentanza parlamentare. Anche in questo caso affidando ai leader di partito – di nuovo a loro – quasi tutto il potere di quello che si preannuncia come un conflitto generazionale. E d’altra parte il timing fatto trapelare in queste ore per l’approvazione della riforma elettorale, fine 2012, lascia poco spazio a primarie o a forme di consultazione popolare per la scelta dei candidati.

Ecco perché bisogna insistere fin da ora per le primarie dei parlamentari: perché, che sia Porcellum o Maialinum, sono necessarie. Poi non ditemi che non vi avevo avvisati.

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