Sandra Bonsanti ha scritto un bel contributo per LeG.

Vorremmo strutture ponte fra società e la politica: strutture di ascolto come quelle degli “organizzatori di comunità” che lavoravano e lavorano per Obama.
Una volta ascoltato il territorio e raccolto problemi e proposte, serve lo studio per trovare le soluzioni. Dunque il partito nuovo deve avere, oltre alle strutture di ascolto, dei centri di studio che elaborino i dati, li analizzino, cerchino soluzioni. Dunque: esperti, competenti nelle varie discipline. Non funzionari e basta, ma studiosi di economia, del lavoro, di cultura, di diritto delle istituzioni ecc.
Dall’ascolto del territorio dovrebbero nascere anche le scelte dei candidati al Parlamento: competenza, dirittura morale, giovani e donne. E sarà sempre il territorio a deciderne l’eventuale ricandidatura.
Il partito nuovo dovrà avere a rotazione dei segretari responsabili: durano un anno o poco più e sono affiancati da una direzione. Nessuna struttura di vertice radicalizzata.
Credo che questo sarebbe l’inizio di un partito non di professionisti della politica, ma di professionisti del cittadino. Una struttura casa di vetro, una struttura di costo bassissimo.
Molto importante dovrebbe essere lo “studio”: la rielaborazione dei bisogni. Nelle varie discipline. Non più macchine parassite, ma comunità produttive, di soluzioni, di idee, di programmi. Sempre in movimento, con uno sguardo al futuro e non inchiodati al presente o peggio al passato.
Di veramente “fisso”, “stabile” solo una sommaria (molto) carta di identità nella quale il cittadino possa riconoscere i valori di fondo, i “non possumus”: le cose su cui non si transige. Pochi principi e concreti, così forti da offrire strumenti in grado di tener testa alla “finanza” o a chiunque si facesse portatore di disegni contro i diritti e i doveri previsti dalla nostra costituzione.
Alla prossima sezione della scuola di Pavia ne parlerò con Giulio e già da ora lo ringrazio per avermi costretta a ripensare…e a buttar giù queste poche righe che, ovviamente, sono solo un inizio di discussione. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare, anche se pare un sogno.

I «professionisti del cittadino» sono quelli di cui abbiamo parlato mille volte, da ultimo auspicando l’elezione di Copernico alla segreteria del Pd.

Per cambiare il mondo, bisogna mettersi nella giusta prospettiva, che è quella, troppo forte e incredibilmente vicina, se solo la si volesse vedere, di rendere protagonisti i cittadini: ascoltandoli, informandoli, dichiarandosi, spiegandosi, interpretandoli. Senza nascondere loro proprio nulla, senza costruire rendite di posizione e centri di potere, senza perpetuarsi all’infinito.

Oltre alle spese di rappresentanza, giustamente criticate da tutti, dovremmo preoccuparci delle entrate della rappresentanza: di costruire un sistema aperto, orizzontale, alla pari, in cui, come nelle rivoluzioni, ci si scambi di posto. Passando dalle sfere e dalle gerarchie alla gravitazione (universale) che attrae e che avvicina.

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