Appello sacrosanto in un Paese che precipita.

Il pulpito, questa mattina, lo lasciamo da parte, anche se mi piacerebbe aprire una rubrica dal titolo preso in prestito da un bel romanzo: «dove eravate tutti».

Detto questo, vorrei che con sobrietà e con equilibrio, oltre alle ragioni dell'economia, qualcuno tenesse in una qualche considerazione anche le ragioni della democrazia. E della politica. Che è assunzione di responsabilità, certamente, ma anche consenso popolare.

Troppe volte, negli anni precedenti, non abbiamo avuto alcuna cura di questo aspetto. E abbiamo perso, rovinosamente. Non solo le elezioni, anche la relazione con i cittadini.

Lo scrivo per l'ultima volta, riprendendo quanto pensavo ieri. Ci sono cose urgenti da fare, da «fare presto», da fare subito. Da fare ieri, oserei dire. Perché abbiamo buttato via un secolo e ora dobbiamo fare presto. E lo sappiamo tutti.

E dovremo fare cose serie, che riassumerei così: i tagli del 50% ai costi complessivi della politica; l'imposta patrimoniale; la revisione di alcuni aspetti del sistema pensionistico; un vero contrasto all'evasione fiscale.

Per fare tutto questo, non ci vuole un secolo. Anche perché bisogna far presto, no?

E a chi dice che bisogna fare la riforma della legge elettorale, segnalo che c'è una cosa che si può fare subito, ed è tornare al Mattarellum, come ci hanno chiesto gli elettori, solo qualche settimana fa, con un fiume di firme. Una cosa che avrebbero dovuto fare i 'nostri' dal 2006 al 2008. Allora, in due anni, non ce la fecero. Ora però trovano giustamente intollerabile andare a votare con l'attuale legge elettorale (anche perché, per altro, non prendono in minima considerazione l'ipotesi che i parlamentari siano scelti con le primarie).

Insomma, si ritorni sui temi (inevasi) del maxiemendamento farsa che abbiamo di fronte, si dia un forte segnale nel senso della riduzione del debito e della riduzione della spesa, si seguano le indicazioni dei cittadini e ci si prepari a votare. Con l'impegno che quanto deciso in questo scorcio di 2011 non sia messo in discussione, dopo, quando ci sarà finalmente un governo politico, con una nuova maggioranza, e un nuovo Parlamento.

Fate presto. In ogni senso.

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