Ieri sera mi ha chiamato Carlin Petrini. Non potrà esserci a Bologna, perché è in viaggio verso Madrid. Gli dispiace, però, e, come sempre, rilancia: mi dice di insistere sulla difesa del suolo e sulla tutela del paesaggio. Che non è un tema di risulta, e che la campagna per la difesa del paesaggio sarà una grande mobilitazione, «più forte dell'acqua». Mi consiglia di chiedere a tutto il Pd di muoversi, e di «non mettere il berretto» (il «cappello» di Bersani, traduco) quando la partita è già iniziata.

Il suolo, dice Petrini, «è politica». Lo è l'agricoltura, perché «dovremo pur mangiare». Lo è soprattutto in un momento come questo, alla ricerca di nuove soluzioni per l'economia. Con un occhio alla qualità dei prodotti e un altro al futuro.

La telefonata sarebbe da registrare, per 'intercettare' la voglia di cambiare e l'entusiasmo che accompagna le proposte di Carlini. Si inalbera e alza la voce: «Non è una battaglia radical chic, sono contadini!». Mi parla del mercato agricolo a Milano e chiede risposte, perché sono anni che le attende. Si arrabbia per la chiusura di un'azienda agricola, ogni giorno, in Lombardia. Riflette sull'edilizia, e sul suo destino. E immagina cosa potrebbe essere e cosa, se continuiamo così, non sarà.

Mi invita alla manifestazione del 29 ottobre, a Cassinetta di Lugagnano, gli rispondo che me l'ero già segnata, e che domani pomeriggio, a Bologna, parleremo anche di questo.

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