Con molto garbo, Massimo D'Alema dice che ho «una distorsione mentale», solo perché ho chiesto, ieri, rispondendo a una domanda dei giornalisti, che D'Alema e Veltroni potrebbero essere a Bologna, perché «forse è il momento di immaginare a chi consegnare il Partito Democratico per il futuro». Dice che l'idea di avvicinare il partito alla società civile è condivisa da tutti (il problema, forse, è metterla in pratica, mi permetto di aggiungere) e che non ha capito che cosa proponiamo.

Dispiace che non abbia avuto modo di informarsi, in questo anno e mezzo di lavoro. Che non abbia ascoltato i miei interventi in direzione e dato un'occhiata alle tante cose che abbiamo fatto e che proponiamo.

Le ricordo qui di seguito, come se fosse un 'bignami', ad uso e consumo di tutti quanti:

– Democrazia: chiediamo le primarie per scegliere i parlamentari (e mi risulta che D'Alema, a Milano, a settembre, si sia detto d'accordo: personalmente, ne parlo dal 2008) e l'adozione di strumenti referendari anche all'interno del Pd (caso Sicilia) e la possibilità di partecipare alle campagne che i nostri elettori sostengono (la legge elettorale, ad esempio). Chiediamo altresì un limite ai mandati dei parlamentari, e non l'abbiamo messo noi, nello statuto del Pd, questo limite, sia chiaro.

– Legalità: chiediamo una grande campagna politica e culturale contro i conflitti di interesse (argomento che ha segnato un'epoca) e contro la corruzione (che riguarda tutto il sistema politico), chiediamo trasparenza nel finanziamento ai partiti (associazioni e fondazioni comprese), una riduzione sensibile dei costi della politica (metà parlamentari a metà prezzo, uno slogan che frequentiamo da un po') e il superamento del regime del rimborso elettorale, a cui preferiamo campagne di finanziamento alla Obama, come quelle che sostengono l'iniziativa di Bologna.

– Terra!: chiediamo un impegno del Pd in campo ambientale, una chiave di lettura di straordinaria importanza per la nostra economia e per tutti noi, per un'edilizia di qualità, per il rispetto dell'agricoltura e del paesaggio. Argomenti scomparsi da anni dall'agenda politica italiana, anche del centrosinistra, purtroppo (poi dopo ce la prendiamo con Grillo…).

– Mobilità sociale e rilancio dell'economia: chiediamo una riforma fiscale che premi il lavoro e l'impresa e gravi maggiormente sui patrimoni, partendo da quelli immobiliari, un tabù solo italiano da sfatare. Confidiamo, in tal senso, di spostare un punto di Pil dalla rendita al lavoro (proposta Taddei).

– Welfare: chiediamo un patto per dare la pensione ai giovani, con il contributo di tutti, e una rivisitazione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, che nessuno ha mai inteso riformare, in questi anni (e ne sono passati parecchi, e noi siamo anche stati al governo: poco, ma ci siamo stati).

E sapete perché proponiamo questo? Perché ci limitiamo a rispondere alle domande che si pongono gli italiani, che da vent'anni circa attendono una riforma della politica, una legge sul conflitto d'interessi, un nuovo modello di sviluppo delle nostre città, un premio per chi investe e rischia in proprio (lavoratore o imprenditore, non importa) e un sostegno al lavoro troppo precario di un'intera generazione.

Poi, però, non diteci che non vi avevamo informato.

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