Giovanni da Vicenza mi scrive così, in previsione di Bologna (22 e 23 ottobre):

Quando un elettore leghista, o pidiellino, vota il proprio partito, sa per cosa quel partito si batterà al governo. Un elettore del Pd sa soltanto per cosa si batterà il partito qualora andasse all'opposizione. Sa, appunto, "contro" cosa si batterà il Pd. Non conosce la posizione del partito sui vari temi. Semmai conosce le posizioni dei vari esponenti, sempre variegate e lontante tra di loro.
Ci vuole UNA proposta forte, UNA. Che gli elettori possano collegare sempre quando si pensa al Pd. E dobbiamo costruire e articolare il programma sulla base di quella proposta.
Certo, bisogna avere posizioni precise su tutto, e bisogna disporre di varie proposte forti. Ma bisogna sceglierne una più importante delle altre, su cui puntare. E bisogna studiare approfonditamente le richieste degli elettori, le loro esigenze, e le loro reazioni alle varie idee presentate, per sceglierla.
Una proposta realizzabile, chiara (non come «il taglio del cuneo fiscale»), efficace (come «avete sentito bene, aboliremo l'ici»).
Mi aspetto questo da Bologna. Mi aspetto idee. E soprattutto, penso possa essere un'occasione per pensare alla nostra «idea forte».
Verrò con tante aspettative perché non la vedo come l'iniziativa di una nuova corrente ma come un inizio. Per ripensare il partito. Per rafforzarlo, soprattutto dal punto di vista dei proogetti, delle idee.
  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti