Ce l'abbiamo fatta. Oggi depositiamo le firme per il referendum contro il maledettissimo Porcellum. E saranno tante, anzi di più.

Come già in occasione delle mobilitazioni degli ultimi mesi, è stato un altro colpo micidiale degli elettori italiani, che in molti casi si sono mobilitati spontaneamente. Un audace colpo, messo a segno, in larga parte, da ignoti elettori, che si sono dati da fare, e che sono diventati i soliti ignoti della politica italiana: che spesso non aderiscono ad un partito, che diffidano di molti aspetti della politica istituzionale ma che, proprio per questo, partecipano, si informano, si muovono.

Vale per le signore appostate a Roma, nei pressi degli uffici comunali, che ricordavano ai cittadini in coda che nell'ufficio a fianco si poteva firmare.

Vale per le ragazze e i ragazzi che, nella provincia profonda, si sono fatti spedire i moduli dal comitato nazionale, sono andati a farli timbrare in Comune, hanno cercato un consigliere che li vidimasse, si sono procurati i certificati elettorali e si sono preoccupati di spedirli, a Roma, a proprie spese. In una piccola rivoluzione fai da te, in un'Ikea di mobilitazione, con il foglietto delle istruzioni per montare la democrazia, di nuovo, in Italia.

Vale per tutti quelli che hanno recuperato un banchetto, spesso improvvisato, lasciato in cantina. Magari quello delle grigliate estive, degli aperitivi in giardino. E si sono messi a fare un picnic democratico, nella piazza del proprio Paese.

Vale per tutti i cittadini che si sono precipitati a firmare, in coda, come quando arrivano gli U2 o esce un nuovo videogioco. Che tempestavano i partiti di telefonate, per sapere come cavolo si faceva a firmare, e perché diavolo non c'era un gazebo, al mercato, la mattina.

Si sono mossi, come accade sempre più spesso, dal basso verso l'alto, come piace a noi.

L'insurrezione civica prosegue.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti