Ci penso da un po'. Il referendum raggiunge le cinquecentomila (e passa) sottoscrizioni. Il governo fibrilla e magari cade, perché senza il Porcellum (legge Calderoli) non se la sente di presentarsi alle urne. E quindi la crisi subisce un'accelerazione e si va a votare nel 2012.

In questo primo caso, il Pd tiene le primarie per scegliere i parlamentari, guadagnando credibilità e consenso tra gli elettori, restituendo loro la possibilità di contarsi e, soprattutto, di contare, scegliendo il loro candidato preferito.

C'è un'altra possibilità, che il governo rimanga in carica fino al 2013. Si celebra il referendum, passa il ritorno al Mattarellum e forse, nel frattempo, si riapre una discussione seria sulla riforma della legge elettorale in Parlamento.

Nel caso si votasse con il Mattarellum, la coalizione avrebbe un unico candidato per collegio. E allora le primarie sarebbero primarie di coalizione, anche per scegliere i parlamentari. E i parlamentari eletti sarebbero rappresentativi di tutta la coalizione e ancor più responsabilizzati. E i partiti candiderebbero quelli che possono piacere a tutta la coalizione, senza cercare di lottizzare i posti da Roma, senza insistere sulla propria corrente, senza forzare il meccanismo elettorale per i famosi equilibri interni.

In un colpo solo si perderebbero gli egoismi di partito, si aprirebbe la competizione alle eventuali auto-candidature provenienti dalla società civilissima, si supererebbero di slancio tutte le burocrazie e le idiosincrasie dell'uno nei confronti dell'altro.

Sarebbe bello, sarebbe possibile. Ma chissà perché, guardandomi intorno, ho come l'impressione che non succederà.

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