Stefano Menichini scrive a Bersani e per Bersani un pezzo largamente condivisibile. Parla di «ombre» da dissipare e ha ragione. Parla di fiducia, soprattutto, da riconquistare e convince, perché lo fa per il bene di tutti e senza malizia.

Quello che c'è da dire, però, è che non si può affermare che i 'casi' di cui si parla siano isolati, perché se si uniscono i puntini delle indagini che riguardano il Pd si passa anche dal Lazio e dall'Umbria, e poi giù giù, fino alla Puglia. E c'è un clamoroso problema di selezione del gruppo dirigente, a cui è il 'caso' di dare risposta, quanto prima (almeno prima delle prossime elezioni).

Quindi, oltre al pluralismo interno, che quando è in buona fede andrebbe sostenuto e riconosciuto e non banalizzato, come avviene da sempre, oltre alle parole chiare da dire e alle azioni concrete da promuovere (e il referendum elettorale, purtroppo, è un'altra incredibile occasione persa), c'è da chiedere a noi stessi di lanciare una grande campagna politica per cambiare la politica italiana. Anche la nostra.

Trasformare la questione morale (che è la questione dell'ipocrisia nel Paese dei cialtroni) in una questione politica. Dare strumenti certi al ricambio (che non è solo generazionale, no, e che noia doverlo sempre ribadire): a cominciare dal limite dei mandati, dalla soppressione dei doppi incarichi (e ce ne sono, nel Pd, eccome se ce ne sono), dal rapporto trasparente con i gruppi di interesse che sostengono e finanziano il partito, da una proposta di legge contro la corruzione che sia condivisa da tutto il centrosinistra e finalmente approvata, per arrivare all'anagrafe pubblica (e dettagliata, però) degli eletti, proposta ad esempio da Antonio Decaro, in Puglia, a uno stile sobrio e rigoroso che sia anche elemento di valutazione politica per tutti quelli che del Pd fanno parte o al Pd si richiamano, al superamento dei meccanismi correntizi e di lottizzazione che pure attraversano il nostro partito e che troppo spesso annichiliscono il merito delle persone, alle nomine che vanno fatte guardando al curriculum e non alla tessera, e ve lo dice uno che scrive dalla Lombardia di Formigoni. Perché noi facciamo le primarie, non i primari.

Un richiamo alla legalità e alla trasparenza deve essere il primo punto della prossima campagna elettorale.

Non è popolare? Non importa. Perché è giusto, perché è necessario.

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