Adriano Sofri la propone, questa mattina, su Repubblica. E scrive una cosa di cui sono convintissimo, da tempo:

Non basta condividere questi obiettivi – il Pd li ha messi a suo modo nel decalogo della sua contromanovra – ma occorre farne la bandiera di una mobilitazione, indignata e, per così dire, autoindignata. Che riempia le piazze, i registri e i siti di firme, le conversazioni private, i monologhi teatrali. Due parole d'ordine.

Le parole d'ordine per Sofri sono:

La tracciabilità dai 500 euro in su, che è la soglia indicata anche dalla Cgil (meglio dai 100, alza il gomito dalla sedia accanto il commercialista), e una severa patrimoniale (accompagnata da un accordo con la Svizzera tale e quale a quello già firmato da Regno Unito e Francia, raccomanda lui: gli svizzeri sono pronti, bastano 24 ore).

Oltre alla proposta, che condivido e che cerco di rilanciare da tempo, vorrei sottolineare il "discorso sul metodo" che Sofri propone ai lettori (e agli elettori e ai movimenti e ai partiti). Associare alla proposta una grande mobilitazione. Una campagna. Un passaparola. Un processo di partecipazione, individuale e collettivo.

Così abbiamo concepito anche il nostro appuntamento di metà ottobre, a Bologna, che abbiamo promosso con Debora Serracchiani. Perché un evento, da solo, non basta. Perché è nella quotidianità che si vincono le sfide che abbiamo di fronte. Perché alla proposta, va associata la mobilitazione. E all'indignazione, gli obiettivi da perseguire, per cambiare le cose.

Ve lo ricordate il motto di Kennedy? Ecco, qui in Italia abbiamo bisogno di risolverlo non in un'alternativa, ma in un'associazione vera e propria: domandati quello che il tuo Paese può fare per te e anche quello che puoi fare tu per il tuo Paese. Entrambe le cose. Chiedi alla politica, com'è giusto che sia, ma comportati di conseguenza. E porta la protesta nel tuo stile di vita. E nelle parole che scambi al bar, al lavoro, al telefono.

Questo inenarrabile governo introdusse la social card, perché evidentemente tutti possono usare il bancomat per i propri pagamenti. Ecco, bisognerebbe fare in modo che tutti usassero la tessera della propria banca, associata al conto corrente, per i pagamenti al di sopra di una soglia che in Italia non può che essere molto bassa. Come se fosse una fiscal card, per capirci.

E poi, certo, bisogna pretendere che siano deducibili le spese domestiche (il famoso idraulico), ad esempio, come è stato fatto per il 55%, strumento ideato dal governo Prodi, che si può immediatamente estendere a tutti gli interventi nelle nostre abitazioni. Se davvero si vuol far emergere il nero e far pagare le tasse, come tutti sostengono di voler fare.

Non è questione di essere illiberali, è questione di non prendersi in giro. E di non essere stronzi. Prima di tutto con se stessi.

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