Michele Serra, oggi (il resto della storia lo trovate quiqui).

Leggo avidamente le cronache del “Trota-gate”, vicenda minore ma gustosissima del sottobosco lumbard. Pare pensata da Piero Chiara e scritta, però, da un suo emulo non di vaglia, di quelli che mandano tutto in vacca fin dalle prime righe. A cominciare dal nome di battaglia della protagonista, “Monica della Valcamonica”, assessore regionale lombardo. Per proseguire con la sensitiva-veggente da lei fatta assumere al Pirellone, seguace del culto di Orion (la Giunta Formigoni, si sa, è molto attenta alla religione). E poi gli immancabili dossier (chi non ne ha un paio nel cassetto?) che riguarderebbero quelle che i giornali chiamano “storie di corna”, per fare fuori i rivali interni del Trota, affidato dal papà a Monica della Valcamonica e a uno staff, come dire, piuttosto composito, anzi talmente composito che ne faceva parte anche l’indimenticabile Valerio Merola detto Merolone. E finte lauree in psicologia, e un mondo di paesi, di compaesani e di millanterie paesane, di aspirazioni nate al bar e trascinate con febbrile fatica fino a Milano, la grande città che non vota Lega ma alla quale i leghisti arrivano come Renzo Tramaglino, tramortiti dallo stupore. Detestiamo i dossier: puzzano. Ma una sbirciata a un dossier a caso di quelli compilati dalla maga del Pirellone e da Monica della Valcamonica dev’essere un divertimento irresistibile.

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