Nel fondo che troverete sul giornale, domani.

Il mio contratto non è 'in scadenza', come direttore non ho ricevuto comunicazione alcuna, l'unico titolato a darmi indicazioni in questo senso è il mio editore esattamente come è avvenuto all'atto della mia nomina. Lui e non altri. 

L'editore è naturalmente libero di affidare il giornale a chi crede in qualunque momento e se questo dovesse avvenire, al contrario di quel che abitualmente vedo ed ho visto accadere in passato, non griderei al sopruso né al martirio, lo troverei l'esercizio di un diritto. Chiederei come ho sempre chiesto per tutti in questi anni il rispetto delle regole: abbiamo attraversato lo stato di crisi aziendale rispettando con coscienza i patti che avevamo firmato, abbiamo combattuto le rendite di posizione, abbiamo messo in sicurezza i precari di antica gestione, non ne abbiamo creati di nuovi, abbiamo sostituito le maternità, abbiamo osservato con rigore la legge. 

I contratti e le leggi valgono per tutti. Detto questo la mia vicenda personale non ha alcun interesse se non fosse per le voci a cui in questi anni il giornale che ho diretto ha dato voce. Una moltitudine di persone che abbiamo lasciato sempre completamente libere di esprimersi nella convinzione che il dialogo e non la censura avrebbero contribuito a fare più forte l'opposizione al regime mediatico affaristico di B. 

Il confronto e non l'ortodossia. La critica e non la piaggeria. Abbiamo parlato a mondi diversi e sconosciuti ai giornali e alle segreterie di partito, abbiamo avuto risposta. È a loro che mi rivolgo oggi. Questo giornale è vostro, finché io sarò qui sarà il luogo aperto del confronto. Mi auguro che continui ad esserlo comunque, qualunque cosa accada. Diciamo pure che sono fiduciosa. In ogni caso, come sapete e come noi sappiamo, il tempo dei diktat è finito: ci sarà sempre un posto dove trovarsi, sapremo sempre come e dove far valere i nostri diritti, reclamare la nostra dignità, esercitare la nostra passione.

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