Ok, Letizia Moratti ha tirato fuori il servizio da Tea Party. Per la verità, avevamo sempre sospettato della sua destrezza, ma solo ora possiamo apprezzare la vera natura 

della moderatissima candidata della destra milanese.

Una campagna elettorale violentissima, tutta dedicata a clandestini, rom e moschee, con la spalla di B (a sua volta in versione lepenista), della "Karl Rove pitonata" Daniela Santanchè e del solito De Corato come ufficiale di complemento, con delega agli sgomberi.

L'offesa a Giuliano Pisapia di ieri, che non è stata affatto un incidente, ma una mossa studiatissima, è solo il punto più alto di una campagna sopra le righe, che a Milano non si era mai vista. Sospinta da un Berlusconi senza freni inibitori, che accusa la sinistra anche delle norme che ha introdotto lui (con il federalismo fiscale), Moratti ha presto abbandonato i toni istituzionali da Expo per lanciarsi in una corsa spericolata, finanziata al solito dal papà di Batman, sorprendendo molti: per primi gli alleati leghisti, a cui ormai può dare tranquillamente lezioni di intemperanza.

E mentre i manifesti e gli spot che potete trovare dappertutto (probabilmente, nel frattempo, la famiglia Moratti ha comprato Google) ci consegnano la solita immagine un po' soporifera che fa venire in mente la "zia ricca" di fantozziana memoria, la candidata si è trasformata in una sua versione dark, indossando le pattine chiodate del conservatorismo più retrivo e calcando le scene con tutta la pesantezza propagandistica di cui il Pdl ha bisogno per salvare il suo sindaco e, soprattutto, il suo premier.

Resta da capire se Milano si può permettere un sindaco così. Tipo Sarah Palin. Lo sapremo presto.

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