Sì, perché il chiarimento rispetto alla vicenda giudiziaria di Pisapia – strumentalizzata oggi da Letizia Moratti – è apparso sul principale giornale milanese il 21 marzo 2011:

Ci è passato anche lui. E non soltanto per motivi di lavoro (è avvocato), come tiene per primo a premettere. Quarant'anni fa il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia lavorò come educatore nel carcere minorile Beccaria. Dieci anni dopo, Pisapia in cella ci finì come detenuto. «Fui arrestato, innocente, per banda armata e concorso morale nel furto di un' autovettura. Prosciolto dalla prima accusa; giudicato e assolto anche per la seconda. Si trattò di errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza passata in giudicato, che comunque ho pagato con quasi quattro mesi e mezzo di carcere».

Ora il sindaco uscente può leggere la nota diffusa dal comitato Pisapia. E, contestualmente, vergognarsi:

«Letizia Moratti ha diffamato Giuliano Pisapia alla fine della registrazione del confronto su Sky Tg24 e lo ha accusato di essere responsabile di un furto, citando una sentenza della Corte d'Assise, che dichiarava il reato estinto per amnistia. Nonostante l'amnistia, Giuliano Pisapia presentò appello, accolto.

Notare soprattutto quest'ultimo passaggio: nonostante l'amnistia, Pisapia presentò appello. La nota prosegue:

La III Corte d'Assise d'Appello di Milano presieduta dal dott. Luigi Maria Guicciardi nel procedimento n. 76 del 1985 ha assolto Giuliano Pisapia per non aver commesso il fatto.

La sentenza recita alle pagine 1562 e 1563:

«In conclusione non vi è prova – né vi sono apprezzabili indizi – di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l'imputazione di furto, dalla quale l'appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto».

Tale sentenza di assoluzione con formula piena è passata in giudicato ed è quindi definitiva.

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