Nichi Vendola ieri ha riempito il piazzale intorno all'Arco della Pace. Un comizio lungo e articolato, con il solito limite di rappresentare perfettamente le questioni e gli scenari indicando però poche soluzioni, ma con un effetto obiettivamente grandioso.

Chi lo attacca per la narrazione – come fanno molti nel Pd, anche nelle loro riflessioni più sofisticate – dovrebbero ascoltarlo e vedere la faccia che fa il popolo del centrosinistra (a cui Vendola si rivolge, perché Sel, come ha ricordato ieri, è «una partita» non «un partito»).

Ieri Vendola ha evitato certi barocchismi divenuti, nel tempo, insopportabili, e ha lanciato una sfida antica e molto innovativa insieme. Lo ha fatto con passione e spendendosi fino in fondo, come avrebbero dovuto fare tutti i leader del centrosinistra in queste ultime settimane.

Con lo stesso spirito avevamo lanciato Tutti X Milano, una giornata di mobilitazione che ha raccolto l'adesione di centinaia di persone (giunte anche da lontano, con un manipolo di straordinari pisani), ma che non ha avuto l'effetto politico (e mediatico) sperato, anche perché – dopo il comizio di Rosy Bindi – il popolo del Pd si è (giustamente) sparpagliato tra le decine di banchetti organizzati in città.

Ora, però, non è il caso di dare i voti, ma cercare di recuperarne a sufficienza per andare al ballottaggio anche a Milano. E qui conta l'impegno di tutti (ma proprio tutti) perché nemmeno un voto vada perduto. Con i sondaggi che ci sono, anche il minimo movimento è decisivo. E sarebbe un peccato perdere l'occasione per mandare un segnale, altrettanto decisivo, al premier attualmente in carica. Perché Milano libera tutti. Appunto.

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