Quest'oggi direzione nazionale del Pd.

Bersani propone le Frattocchie. Franceschini propone i Mille. Forse qualcuno vorrà spingersi 'oltre', e magari ispirarsi ai capitani di ventura o ai fratelli Gracchi. Il contenuto di innovazione raggiunge soglie mai conosciute.

Nel frattempo, le ultime (sarebbe meglio dire «le stesse») dicono che Fioroni e Marini se le danno di 'santa' ragione: questione di rima, pare di capire, perché il primo sta con Veltroni e il secondo con l'ex segretario. Il dibattito, appassionante, riguarda la lealtà verso l'attuale segreteria ovvero il rilancio del progetto del Pd. L'eterno ritorno dell'uguale e del noioso, insomma.

Bersani, che al bestiario berlusconiano risponde con il proprio vestiario e con ardite metafore, invita a «non guardarsi la punta delle scarpe», perché quando ci rivolgiamo ai problemi del Paese, «abbiamo problemi zero a incrociare un sentimento molto largo». A parte l'italiano, non ce n'è uno che non sia d'accordo, nel Pd. Purtroppo, però, accade sempre il contrario.

Bindi, su Repubblica, spiega che non guardiamo alla Lega come partito ma ai suoi elettori. E ci mancherebbe altro, perché davvero la strategia nei confronti della Lega (nostro principale avversario, che crescerà al calare del Pdl) è difficile da comprendere, dopo la famosa apertura di Bersani a tutta pagina sulla Padania.

Insomma, le premesse ci sono tutte per una direzione di straordinario impatto sulla vita politica del Paese.

Per quanto mi riguarda, in attesa che rispondano gentilmente alle domande della precedente direzione (quando chiesi se erano proprio sicuri sicuri della «grande alleanza», dopo avere chiesto la stessa cosa, mesi prima, circa il «governo tecnico», due iniziative di dimostrato insuccesso), mi limiterò a osservare che:

– il Pd si dichiari per i quattro sì ai referendum del prossimo giugno, senza trovare le formule perifrastiche (molto passive, sotto il profilo politico) che il vocabolario democratico produce a bizzeffe, nelle formule già ipotizzate del prevedibile «un sì, e un no» o dell'ineffabile «libertà di coscienza»;

– lanciare una grande campagna politica e culturale sui temi ambientali (attualmente senza rappresentanza politica, o quasi), per recuperare astensionismo, giovani e voti dispersi (perché le Stelle sono più di cinque, come ognun sa), da coniugare con la campagna elettorale delle amministrative già in corso;

– concentrarsi su Milano, con tutto lo slancio politico e programmatico di cui siamo capaci. L'occasione è grande: non vorrei la perdessimo perché non abbiamo ancora elaborato il lutto delle primarie. Del resto, è da questi particolari che si giudica la maturità del Pd e la sua capacità di governo. E, anche, la sua capacità di costruire alleanze credibili, con le altre forze politiche e la società italiana. Pisapia può andare al ballottaggio e può vincere. Non è una cosa di poco conto, anzi;

in cauda, optare per una declinazione meno metafisica e oltretombale (cit. Gramellini) dell'attuale campagna di comunicazione del Pd, all'insegna della pulizia del messaggio politico, della sua precisione e della sua concretezza.

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