Un misto di ipocrisia, inadeguatezza, confusione caratterizza l'intervento militare in Libia. Il governo – che dovrebbe andare a casa, più per Muhammar che per Ruby – non solo è diviso, ma non ha la maggioranza in Parlamento e nessuno sembra farci caso più di tanto, nemmeno i più sofisticati tra i commentatori. Da parte del nostro Paese non c'è alcuna consapevolezza del proprio ruolo e della propria centralità, in questa vicenda. C'è, insomma, un buco politico in mezzo al Mediterraneo, si chiama Italia.

La coalizione dei litigiosi sta dando il peggio di sé, forse perché è molto imbarazzante tirare contro il dittatore con cui molti hanno avuto a che fare in questi anni. L'Europa non esiste ed è triste doverlo ammettere ancora una volta, perché le divisioni che stiamo registrando sono tutte in seno alla Ue. E in generale sembra di poter dire che, in questi anni, all'allargamento a Est ha fatto da contraltare una chiusura a Sud che sta mostrando tutti i suoi limiti.

In Libia si è intervenuti troppo tardi, e non si capisce quali possano essere le conseguenze di un'azione militare dai contorni confusi (per l'Italia, confusissimi, con tanto di premier addolorato per Gheddafi). Un problema politico di straordinaria rilevanza per il Paese più prossimo e che ha nella Carta costituzionale un principio chiaro e che avrebbe dovuto guidare l'Europa perché non si arrivasse a questo punto.

Rattrista leggere che l'Italia partecipa-ma-anche-no all'intervento militare. Perché ripudiare la guerra non significa fare finta che non ci sia, lasciare ad altri il lavoro sporco, fare l'elastico tra l'intervento e l'inerzia, giocare con le parole e con le espressioni gergali per sottrarsi al confronto con la realtà.

Ripudiare la guerra significa avere una strategia politica, una credibilità che ti permette di sostenerla agli occhi del mondo, il senso del tempo e del ruolo che si deve interpretare. Tutte cose che non abbiamo visto, in Italia e in Europa in queste settimane. Nessuna sorpresa, però: dagli affari con baciamano alle bombe, senza soluzione di continuità, è difficile passare. Anche per un cialtrone come il nostro premier.

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