Care ragazze, cari ragazzi,

vi scrivo rientrando in Lombardia dal castello di Pizzo Calabro, dove Murat fu fucilato dopo uno sbarco risorgimentale ante litteram.

A nessuno di noi piacciono i riti e le celebrazioni turboretoriche dell'Italia unita. A nessuno interessa discutere in modo formale di questioni che altri, in passato, hanno diversamente interpretato.

Ancor meno, però, ci piacciono i luoghi comuni e le strumentalizzazioni, quel gioco a dividere che ci accompagna da un ventennio.

Tra Terroni e Sacco del Nord forse è il caso di scrivere una storia nuova, in cui si possa ritrovare il senso dell'incontro, del confronto: della politica, insomma.

Per questo, dalla Brianza, con totale sprezzo del ridicolo, voglio chiedere a voi, alla meglio gioventù del Mezzogiorno, di incontrarci, di fare politica insieme, di aprire una stagione in cui l'Italia torni a rappresentarsi in modo più compiuto, più equilibrato, più responsabile.

Proprio quell'assunzione di responsabilità che è mancata alla generazione precedente, deve essere la nostra.

Una lotta feroce agli sprechi e ai soprusi, alle disuguaglianze e alla corruzione, deve essere il primo passo.

Un inno nazionale alla trasparenza e alla buona politica.

Un moto spontaneo e necessario per creare relazioni tra politica e società, perché sono la stessa cosa, anche se ce ne siamo dimenticati.

Una società tutt'altro che segreta, ma aperta e in streaming, per raccontare un'Italia nuova.

La presentazione di proposte politiche che sappiano valutare i limiti della nostra azione passata e le potenzialità di quello che abbiamo di fronte, per il nostro futuro.

Il 2 aprile ci vedremo a Napoli, per la nostra Prossima fermata, al teatro Trianon Viviani (la stazione della metropolitana più prossima è «Garibaldi», guarda un po').

Sarà un'occasione importante per tentare di ritrovare un linguaggio comune. Anche per questo, come a Firenze partimmo dalle parole, questa volta ognuno di noi sceglierà un numero. A 150 anni dall'Unità nazionale, a 17 anni dalla prima vittoria di Berlusconi, quando mancheranno solo 2 anni per arrivare alla scadenza naturale della legislatura e poco più di 50 giorni per celebrare le elezioni amministrative: sarà «una smorfia tutta politica», come ci ha spiegato Francesco Nicodemo.

Non aspettiamo garibaldini che arrivino da chissà dove, non affidiamoci a vaghe speranze di salvezza (forse, meglio, di salvataggio), ma proviamo ad avere più fiducia e più rispetto in quello che si può fare, come mi hanno ricordato i Prossimi calabresi, ieri, in una iniziativa a picco sul mare (un mare che dovrebbe tornare a essere 'prossimo' anch'esso).

Prossima Italia, insomma, riparte dal Sud, verso l'alto, potremmo dire, per cercare di rilanciare un dibattito politico incerto e approssimativo. Alla ricerca di un'unità di misura che ci aiuti a rimettere in ordine le cose. E di un dialogo e di un confronto libero e aperto di cui si sente un grande bisogno. Oggi più che mai.

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