Gianni Barbacetto, oggi, sul Fatto:

I personaggi di questa storia sono un paio di manager della sanità, un prefetto della Repubblica, un attore minacciato dalla 'Ndrangheta. Sullo sfondo, i boss calabresi. A Milano e in Brianza, Pietrogino Pezzano è una potenza. E uno degli uomini che controllano la sanità lombarda, all'ombra del presidentissimo della Regione Roberto Formigoni. Nel dicembre 1010 è stato nominato direttore generale dell'Asl Milano I (la più grande d'Italia).

Peccato però che il suo nome sia comparso nella grande inchiesta di lido Boccassini sulla 'Ndrangheta al Nord, per le sue incaute frequentazioni con qualche boss. C'è anche qualche bella foto che Io ritrae in compagnia di Candeloro Polimeno e Saverio Moscato, considerati affiliati della cosca di Desio. E sentite come ne parla (intercettato) Pino Neri, considerato il reggente della 'Ndrangheta in Lombardia: «Tu lo conosci a Gino Pezzano? è un pezzo grosso della Brianza, della sanità… fa favori a tutti… è uno che si muove bene, con Abelli sono grandi amici, l'ho presentato io a Gino». Il citato Giancarlo Abelli è il deputato Pdl già braccio destro di Formigoni perla sanità e, a quanto dice il mammasantissima, ottimamente introdotto con gli uomini della 'Ndrangheta.

Giulio Cavalli — attore, regista, consigliere regionale dell'Italia dei Valori, da anni sotto scorta perché minacciato dalle cosche — chiede che Pezzano sia cacciato. Non ottiene soddisfazione. Anzi. A gennaio 2011 Pezzano indica il suo direttore sanitario: una nomina di garanzia, secondo Formigoni.

Ma chi è il fortunato? Giovanni Materia. Dalla padella alla brace: su Materia pende dall'ottobre scorso una richiesta di rinvio a giudizio per un concorso truccato al Policlinico di Messina, da cui il manager proviene. Avrebbe garantito un posto da medico del lavoro a un politico che aveva perso la poltrona: Umberto Bonanno, ex presidente del consiglio comunale di Messina.

Dopo questa bella esperienza a Messina (il concorso che i giudici ritengono truccato è del 1006), Materia svolge la sua attività manageriale come direttore sanitario nelle aziende ospedaliere di Desio e Vimercate. Territori dove esercitano il loro potere uomini come Massimo Ponzoni e Rosario Perri, altri politici con i nomi dentro le inchieste, peri loro contatti con i boss. L'opposizione insorge contro Materia, che è costretto a dimettersi. Due giorni fa, da Messina arriva la notizia che Materia è stato rinviato a giudizio per abuso d'ufficio. E ufficialmente un imputato che dovrà difendersi nel processo che comincerà a maggio. Ma non basta, perché intanto parte anche una vendetta trasversale: il prefetto di Lodi chiede che a Cavalli sia revocata la scorta.

Chi è il prefetto di Lodi? Peg Strano, moglie di Giovanni Materia. Famiglia potente, quella del manager. Suo fratello è Italo Materia, che nel 2009 si è dimesso da procuratore della Repubblica di Reggio Emilia dopo che erano circolate voci, animate anche da Sonia Alfano, su suoi presunti rapporti con ambienti criminali. Cavalli resta un paio di giorni senza scorta, poi la protezione gli viene riassegnata. Materia è sospeso. Ma Pezzano resta al suo posto.

«Crediamo che debba lasciare»; ripete Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd, «non solo perché è stato fotografato insieme a noti boss della 'Ndrangheta, ma anche perché tra i suoi primi atti nomina una persona rinviata a giudizio. Cose che non dovrebbero capitare ma che in Lombardia, purtroppo, capitano ogni giorno».

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