«Al lavoro a 15 anni», un anno prima dell’obbligo scolastico, «con un contratto di apprendistato». La Regione Lombardia si conferma capofila quando c’è da fare scelte sbagliate. Gelmini e Sacconi hanno firmato a Milano un accordo con Formigoni, secondo il quale si «recuperano» così «decine di migliaia di giovani che non frequentano la scuola, né la formazione professionale». Si recuperano mandandoli a lavorare. Così la Lombardia e l’Italia tornano indietro. E tutto rimarrà come prima.
Così il Pd, ieri:


«Tutto quello che serve per valorizzare i percorsi di apprendimento che avvicinano al mondo del lavoro va bene e noi siamo d’accordo. Non vorremmo però che, grazie anche ai provvedimenti del Ministro Sacconi, che paventano l’ipotesi che l’obbligo di istruzione si svolga nell’apprendistato, abbassando quindi l’età da 16 a 14 anni di fatto, si arrivasse a questa scelta anche in Lombardia. E su questo non siamo assolutamente d’accordo, perché pensiamo che l’obiettivo prioritario del sistema formativo lombardo sia di accompagnare quanti più giovani possibile al conseguimento di una qualifica, di un diploma o di una laurea», così Sara Valmaggi, consigliere regionale del Pd, commentando il protocollo d’intesa siglato oggi, lunedì 27 settembre 2010, tra il presidente Formigoni e i ministri Gelmini (Istruzione) e Sacconi (Lavoro e Politiche sociali) per permettere agli studenti di 16 anni di conseguire un titolo di studio attraverso un contratto di apprendistato. «Il rischio è che all’interno del primo anno di apprendistato non ci sia nessuna formazione ma solo lavoro non riconosciuto degnamente da un punto di vista economico», conclude Valmaggi.

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