Drammatico articolo della Padania, oggi, per commentare l’SPQR dove la ‘P’ sta per «porci», ma qualcuno potrebbe sospettare che stia per «padani». Perché «la lista è lunga» e «il Senatur la conosce bene». «C’è Alitalia che fa fatto i bagagli per “delocalizzare” a Roma, abbandonando Malpensa. C’è la Consob che la capitale si tiene ben stretta nonostante la Borsa sia a Piazza Affari, sponda Milano. Ma non solo: avevano iniziato con il Festival del cinema, continuato con il Gran Premio di Monza per poi finire con l’affossare la candidatura di Venezia per le Olimpiadi 2020 (ha stravinto Roma che ora se la vedrà con Istanbul, Tokyo e Madrid)». In effetti, l’unica cosa che è arrivata in questi anni è l’Expo di Milano, quando al governo c’erano Prodi e D’Alema. Il Nord, in questo Paese, non lo difende più nessuno, nemmeno quella decina di ministri che provengono dalla Padania. Bossi, Calderoli, Maroni e Zaia, fino a qualche mese fa. E poi Galan, dopo tre mandati tre da presidente del Veneto. E poi Tremonti, come dimenticarlo. E Brambilla, Brunetta, Gelmini. E La Russa, siciliano-padano. E Frattini, eletto in Friuli. E Sacconi, che è di Conegliano. E i sottosegretari, come se piovesse (e il governo fosse romano). Ah, già, anche Berlusconi. Una vera amnesia. E questi padani-romani, che governano da dieci anni (a parte quella breve parentesi) ci si chiede davvero cosa facciano, quando si trovano a Roma. «Ogni occasione è buona per attaccare frontalmente Bossi e la Lega», dice il giornale del partito. Proprio così. Soprattutto quando Bossi e la Lega si attaccano da soli. Al tram.

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