Della Loggia, inteso come autore e come titolo dell'articolo. Mi direte: Della Loggia? Beh, in un mondo in cui a sinistra è cool anche Tremonti, posso riservarmi di essere d'accordo con un editoriale del Corriere, no?
A proposito della palude, da qualche giorno ragiono sul reale significato di alternativa, così come ce l'ha proposto Bersani qualche mese fa. E mi pare che l'alternativa sia sempre meno netta e comprensibile. E che la politica si riduca ogni giorno di più a un gioco di palazzo, nel quale nessuno degli attori vuole essere disturbato. Ed è un peccato capitale. E tanti mi scrivono, mi chiamano, mi messaggiano per dirmi che per loro questa è la fine del Pd. Che nasceva come partito degli elettori, della nuova politica, della novità culturale, dell'alternativa.
Sono molto a disagio in questi giorni, soprattutto perché non riesco a rispondere al disagio dei numerosi e-lettori con cui sono in contatto. Assorbo negatività. Soffro nel vedere che a nessuno importa quello che è successo in questi anni. Le responsabilità di un ventennio buttato via, la questione morale strumentalizzata fino al ridicolo, l'incapacità di dire che cosa si deve fare per uscire da questo pantano. La cosa che trovo più dolorosa è che una manovra votata solo qualche giorno fa è già data per scontata, in ogni senso. E chi l'ha redatta è stimabile, auspicabile, premierabile.
Poi ci si chiede come mai i cittadini si allontanino dalla politica. Come mai qualcuno sospetta che ci sia un mondo separato in cui vivono i politici. Come mai tutto si possa scambiare, banalizzare, riconsiderare, rivalutare, apprezzare. Da un giorno all'altro, in una notte in cui tutte le vacche sono nere. Nerissime.
Perché non ci dovrebbe essere solo la soluzione tecnica – larghe intese, governo tecnico, transizione più o meno provvisoria -, no, ci sarebbe anche da proporre un nuovo paradigma, dopo aver salutato la fine di un lungo ciclo politico. Questo paradigma sembra però non interessare a nessuno, benché questo sia il punto di quella nuova fase che tutti dicono di auspicare. Chi vorrà spendersi per questo, salverà la politica e forse riuscirà anche a salvare l'Italia. Dalla politica e da se stessa.

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