Ci si chiedeva quale fosse esattamente la campagna d’estate del 2010 lanciata del Pd. Ora, almeno nel Lazio, abbiamo trovato la risposta. Un segretario dimissionario, un accordo per sostituirlo, un voto andato a vuoto in assemblea, le primarie che si allontanano perché ci sono le amministrative (ormai gli argomenti anti-primarie costituiscono un vero e proprio genere letterario) e l’idea di commissariare il partito. Non ci fosse Zingaretti, che potrebbe fraintendere, si potrebbe chiamare il commissario Montalbano, perché il caso è di quelli spinosi. Mi scrive Ernesto Ruffini sconsolato, chiedendo consigli. E io gli giro la domanda: perché, caro Ernesto, non metti su un bel gruppo, e non vi candidate alle primarie con «piattaforma» indipendente? Così, per vedere l’effetto che fa. E magari per dare un segretario al Pd del Lazio.
P.S.: poi, finalmente, potremmo iniziare ad occuparci d’altro, perché così non ce la si fa, a sopravvivere. E gli elettori si sono convinti che quelli al governo pensano solo agli affari loro mentre noi pensiamo solo al nostro famoso dibattito interno. E i risultati sono quelli che sono.

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