ancano solo due giorni al campeggio di Andiamo Oltre, a Albinea (Reggio Emilia). Si parte venerdì sera, alle ore 18.30. Le adesioni crescono ogni giorno di più, il sito è rinnovato, il car pooling dà i suoi frutti, il corso di gnocco fritto in via di preparazione. Insomma, ci siamo (any sense).
Permettetemi perciò di rivolgervi un appello, che discuteremo nella tre giorni emiliana.
Care ragazze, cari ragazzi,
quello che vi propongo è molto semplice. Si chiama: «Aprite questa porta». Una giornata dedicata alla giovane Italia, anzi all’Italia 2.0. Il giorno della breccia di Porta Pia. Per aprire, spalancare le porte del nostro Paese, che deve scegliere se chiudersi ancora di più o se, finalmente, riscoprire il mondo. E anche se stesso.
Da Porta Palazzo a Torino ai porti del Mediterraneo, dal porta-a-porta alle porte Usb, lunedì 20 settembre 2010, alle ore 20, l’Italia dei giovani si ferma (anzi, si muove), per ricordare che esiste una generazione non rappresentata e per darle voce, perché racconti il Paese che sogna, per sé e per chi verrà dopo.
Perché è stanca di guardare i diritti dal buco della serratura e di essere messa alla porta ogni volta che c’è da prendere qualche decisione.
Perché di futuro qualcuno si dovrà pur occupare e sarebbe bello che lo facesse la politica: quel lavoro che gli italiani non vogliono fare più…
Le porte saranno contemporanee (in ogni senso) e un grande documentario collettivo (forse il più partecipato di sempre) racconterà la protesta che è anche proposta, all’insegna dei compiti di una generazione che deve finalmente qualificare la propria missione.
Diritto all’accesso, al contratto unico, alla casa, all’ambiente. Diritti al futuro. I nostri temi. Il mondo.
La scuola e la ricerca, per pensare che quella che si trova sulla soglia è la penultima generazione, perché la prossima sta già crescendo. E che i cervelli che scappano ci devono preoccupare meno di quelli che non sappiamo attrarre.
Il dualismo tra lavoro a tempo determinato e lavoro a tempo indeterminato da superare, trovando le garanzie per chi non ne ha alcuna.
La casa, problema annoso, soprattutto perché un’intera generazione non se la può permettere.
L’ambiente come non ve l’hanno mai raccontato, da considerare in modo nuovo e diverso, come fanno tutti, ma proprio tutti gli altri Paesi. I diritti per ricordare alla politica che le persone che si amano e crescono insieme, insomma vivono, già lo fanno, anche senza il suo ‘permesso’.
Perché si può spiegare che gli stranieri che vivono, studiano e lavorano sono giovani come noi. E italiani, sempre di più. E sono gli italiani forse dovrebbero globalizzarsi.
Apriamo le porte: chissà che non arrivi il mondo (dov’è finito?) e l’Europa, così vicina e però così lontana, negli ultimi tempi.
A 150 anni dall’Unità nazionale, vi vogliamo veloci come bersaglieri, determinati come carbonari, unitari e repubblicani, preoccupati di fare qualcosa che finalmente rappresenti la nostra generazione e il nostro compito. Perché ‘moto’, dall’altra parte dell’Oceano, si scrive Move On.
Che ciascuno promuova una iniziativa nella sua città. E porti qualcuno con sé.
Ci vediamo sulla soglia dell’Italia 2.0, per andare oltre. Per aprirci al futuro.

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