Il nono post, ancora dall'Iowa (verso la California, però).
L’Iowa è un posto strano, soprattutto perché sono nel posto sbagliato per poter parlare di Iowa, dal momento che Iowa City, a dispetto del nome, ha poco a che fare con l’Iowa. Sul serio. È una città democratica, sono tutti universitari, ha il più alto tasso del Paese per quanto riguarda i frequentatori della biblioteca (pare ci siano più utenti che abitanti, a Iowa City, robe da matti) e in città si tiene una infinita rassegna di letteratura tra le più sofisticate del pianeta. Stamattina, andando a fare colazione, ho incontrato un gruppo di ragazzi che leggevano l’Iliade in greco (antico, perché di quello moderno diffidano tutti, di questi tempi) come se fosse la cosa più naturale del mondo. I fratelli Coen a questi qui gli fanno un baffo.
Parlando dell’Iowa, ho capito un po’ di cose. Che per esempio come Stato, con i suoi tre milioni di abitanti, non conta quasi niente, è solo una specie di satellite intorno a Chicago, però sappiamo che è fondamentale per le primarie e il sistema dei caucus consente di avvicinare parecchio l’elettorato ai leader di ciascun partito. A questo proposito, nell’ultima campagna elettorale Obama vinse, sono tutti d’accordo, perché fece un lavoro specifico e rivolto esplicitamente alla popolazione locale: più che al famoso radicamento, la sua organizzazione si dedicò al "movimento sul territorio", mobilitando a sua volta migliaia di volontari. Hillary aveva una strategia nazionale. E sbagliò clamorosamente, giocandosi probabilmente, proprio in questo piccolo staterello del Midwest, la campagna delle primarie. Perché sappiamo che in politica chi ben incomincia… già.
Qui ci sono un po’ di contraddizioni. Tipo che c’è Slow Food, ma ci sono anche un sacco di allevamenti industriali e di farm che sembrano delle macchine da guerra. E ci sono, ovunque, anche gli Ogm. Poi ci sono i conservatori più conservatori, però ci sono anche i matrimoni gay, autorizzati dalla Corte, e le unioni civili anche da prima, tanto che qualcuno dice che quanto a diritti civili l’Iowa è più avanti della California. Boom.
Qui c’è anche un vento che ti porta via. Poi per forza ci mettono le centrali eoliche. E l’Iowa è il secondo Stato in assoluto (il primo è il Texas, ma non vale, perché è grande chissà quante volte) per la produzione di energia con questo tipo di tecnologia, quella dei mulini a vento. Del resto, a Cedar Rapids, dove incontriamo gli eolici, ci sono le rapide (questa era facile) e c’è stata recentemente una devastante alluvione. Qui la natura conta. Parecchio.
Siamo rimasti in cinque dei quindici young european (more or less) leader del programma del Dipartimento di Stato. Gli altri li incontreremo di nuovo a San Diego. Nel frattempo, come nelle più triviali tra le barzellette, ci sono una tedesca, un danese, un austriaco, un bulgaro e un italiano. A quest’ultimo hanno spiegato che di italiani in Iowa ce ne sono pochi. Una ragazza che di cognome fa Benzoni e di nome Sharon (!) sostiene di essere irlandese di origine, una cameriera mi chiede se sono aitalian: ecco come ci si sente, da italiani, nell’Iowa. Ora si va a San Diego, dove ci sono i latinos: del resto, sono latino anch’io, no? Ci vediamo in California.

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