Forse tra gli “utilizzatori finali” dello “scudo fiscale” (tra virgolette, perché già l’espressione è una presa in giro), per dire. Per altri, la crisi c’è. Eccome. C’è per chi ha una famiglia da mantenere e ha perso il posto di lavoro. C’è tra i giovani precari, falcidiati perché già senza diritti. C’è tra chi era più fragile e debole, che è stato il primo a risentirne. E andrebbe rispettata, la crisi, prima di tutto, e affrontata, già con grave ritardo, con gli strumenti adeguati e con una ‘presenza’ politica degna di questo nome. Ci sono imprenditori che si suicidano, perché la crisi non c’è. Ci sono operai che arrivano a gesti estremi. Ci sono ragazzi senza più fiducia, che hanno un solo welfare: mamma e papà. Ci sono famiglie che fanno i salti mortali (espressione funesta, in questo caso), per sopravvivere. Ma la crisi non c’è. E non c’è l’estensione dell’esenzione dal pagamento dell’addizionale Irpef o da alcuni ticket (quelli sui farmaci, per prima cosa). E non c’è una misura per chi perde il lavoro da precario e rimane a casa. E basta. E non c’è il coinvolgimento degli enti locali, per affrontare l’emergenza, perché qualcuno, a Roma, ha deciso che i debiti li possano fare solo i ministeri, mentre i Comuni hanno soldi da parte che nemmeno possono spendere (il famoso patto di stabilità interpretato nel modo più rigido possibile). Stamattina eravamo alla Knorr-Bremse di Arcore. Luca, dell’Rsu, ha detto: 60 esuberi nostri e 70 nuovi posti di lavoro del nuovo supermercato, lì vicino. Hanno chiesto al Comune di Arcore (destra, ultradestra e lega) di dare ai lavoratori una mano. La risposta è stata: mandate il curriculum. Se la politica, anche quella locale, non fa il suo mestiere, i problemi non si risolveranno mai. Nel frattempo, a Roma, qualcuno pensa anche di insinuare qualche elemento di precariato anche a chi è ‘coperto’ dall’articolo 18. Ah, ma tanto la crisi non c’è. Scusate il disturbo. Adesso possiamo riprendere con il gossip.

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