Ma mentre B comiziava, di fronte a qualche decina di migliaia di persone (lui dice "un milione", anzi, meglio, Milioni, ve l'avevo detto), mi trovavo tra una bocciofila (Bersani ne sarebbe orgoglioso) e l'aula di un piccolo Comune della Brianza. Lì di spie non ce n'erano: al massimo si cercava di spiare nei programmi e nelle proposte di queste elezioni regionali. Lì non si scherzava sul cancro, anche perché la salute è una cosa seria (e la ricerca lo è altrettanto). Lì non si parlava di nuove tasse, ci si chiedeva perché B avesse tolto l'Ici ai ricchi. Lì non si parlava di giustizia, almeno sotto il profilo personale, perché nessuno aveva mai avuto problemi con la giustizia e con il codice penale. Lì non si chiedeva agli abruzzesi di manifestare per questo o per quello, ma ci si chiedeva cosa fosse successo, davvero, dopo il terremoto. Lì non si proclamava il federalismo (da Roma?!), ma si chiedevano risorse per i Comuni e per i servizi ai cittadini. Lì non si spacciava il nucleare, ma ci si interrogava sulla sua reale utilità. Lì non si giurava sul dimezzamento delle code e delle liste di attesa, si parlava delle liste di attesa a cui sono sottoposti da anni i cittadini lombardi. Lì non si prometteva «l'attuazione immediata del piano casa finora ostacolato dalla sinistra» (e come, che qui governa solo la destra: che fa, si auto-ostacola?), «lo snellimento significativo di tutte le procedure burocratiche» (citofonare Formigoni), «tagliando le tasse e dando la possibilità di creare imprese in un solo giorno», come se al governo, dal 2001 a oggi ci fosse stato una maggioranza diversa da quella presieduta da B. Lì, tra la bocciofila e l'aula del Comune, si chiedevano risposte, soluzioni per la crisi, una politica pulita (senza inquisiti, su e giù dal palco), la lotta alla mafia (come a Milano, oggi) e la difesa dell'acqua pubblica (come a Roma, oggi). Lì si chiedeva partecipazione, non televisione. Ora tutti noi dobbiamo, con toni sobri e però determinati, fare una campagna elettorale in cui «essere duri senza perdere mai la tenerezza». E il rispetto dell'intelligenza delle persone e, quindi, degli elettori. Chissà quale delle due Italie vincerà. Perché la scelta di campo è chiara, in Lombardia: una delle due parti del campo è già occupata. Da un centro commerciale, da un aeroporto che non c'è più, dal federalismo senza soldi, dalle autostrade che non ci sono ancora, dai treni di sempre, quelli di un secolo fa. Recuperiamo terreno: non è solo una metafora.

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