'espressione è di Roberto Formigoni, ne parlavo ieri. Oggi, per saperne di più, non è nemmeno necessario aprire Repubblica. Sulla prima pagina, il titolo è: «Milano, altri guai per Prosperini: "Gestiva traffico d'armi"». Curioso che Prosperini, universalmente noto per il «ciapa su 'l camel e la barcheta», si preoccupasse di far vendere «barchete» (pescherecci, per la precisione) a quelli del «camel» (il regime eritreo, praticamente una tirannia, con il «camel» sulla bandiera). Ci vorrebbe Freud, a volte, per capire i politici italiani. Pare che le «barchete» in questione fossero bastimenti carichi, carichi di armi. Fucili e munizioni. C'era anche il «moschet», insomma, a completare il quadro. Attendiamo con ansia la rinnovata solidarietà di Formigoni nei confronti del suo assessore o qualche segno di preoccupazione da parte del 'capo' dell'istituzione presso la quale Prosperini 'militava'. Come sanno tutti, l'esponente del Pdl era in Regione dal 1995 e dal 2005, dopo essere stato vicepresidente del Consiglio regionale nella precedente legislatura, sedeva in Giunta. Formigoni dovrebbe ricordarlo: Prosperini non passava certo inosservato. Come già per Oil for Food – vicenda in cui furono coinvolti strettissimi collaboratori (ciellini) del già presidente della Lombardia – sorprende che non ci sia nessuna iniziativa di Formigoni per tutelare l'istituzione da lui (e da Prosperini) autorevolmente rappresentata. Non una parola, non un messaggio. E pensare che un assessore della giunta Formigoni, oltre a essersi dichiarato colpevole sul fronte tv, andava in Africa a commerciare con «barcheta» e «fusil» d'ordinanza. Per «aiutarli a casa loro», probabilmente.
Lo avevamo lasciato nel dubbio

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