Dal Libro grigio, il capitolo dedicato alle donne, anzi, alle «zero donne»:

Il 24 settembre 2009 il Tar della Puglia ha imposto al Presidente della Provincia di Taranto di rifare la Giunta: non ci sono donne, viola il regolamento dell’Ente stesso. Fuor di regolamento e di quote rosa, è una buona notizia. Era una cattiva notizia, prodotta da cattiva politica, la totale assenza di «sensibilità nei confronti delle donne» (come dichiarò in quell’occasione il Ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna) dei politici uomini.
La stessa che Formigoni ha avuto quando ha composto la propria giunta, in cui c’era una sola donna, Viviana Beccalossi, che a metà mandato, nel 2008, ha deciso di abbandonare la compagine di governo, lasciando Formigoni con solo sedici uomini a fargli compagnia.

Ecco i loro nomi:

Davide, Domenico, Franco, Gianni, Giulio, Luca, Luciano, Mario, Massimo B., Massimo P., Massimo Z., Piergianni, Raffaele, Romano, Stefano.

Lo stesso vale per presidenza, consiglio di gestione e consiglio di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde. Nessuna donna. All’Arifl, i dirigenti sono tutti uomini. Il direttore generale? Un uomo. Presidente e amministratore delegato di LeNord sono uomini. All’Ersaf, l’ente per l’agricoltura e le foreste, sono tutti uomini: dal presidente ai consiglieri di amministrazione, dai revisori dei conti al direttore generale.
La Lombardia di Formigoni è dichiaratamente misogina.
Formigoni, nonostante ciò, si dice appassionato dell’argomento. A Milano, il 29 gennaio, dichiara: «Le donne e il loro lavoro sono una risorsa importante e Regione Lombardia punta sempre di più sulla loro valorizzazione e sulle loro capacità. Lo ha ribadito oggi il presidente Roberto Formigoni intervenendo, al Centro svizzero, al convegno del Gruppo Donne Manager».
Nell’ottobre del 2009 i consiglieri dell’opposizione avevano presentato un’interpellanza «per sapere quale sia la ragione che determina il perdurare della scelta di non individuare donne Assessore nella Giunta lombarda, quali siano le motivazioni politiche che neghino la giusta rappresentanza di genere e quali siano le azioni che la giunta intende adottare per promuovere il riequilibrio tra entrambi i generi». […] La verità è che una politica per le donne, in Lombardia, in questi anni, c’è stata. Si tratta dell’arrivo degli stranieri – soprattutto donne, in questo caso – che hanno provveduto a consentire alle donne di dedicarsi al proprio lavoro. Sono le badanti: 120.000 in Lombardia. Una cifra ragguardevole, che ha consentito alle donne di andare a lavorare, lasciando ad altre donne (straniere) la cura della casa e degli anziani. Chissà che cosa ne pensa la Lega.

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