La Lega tuona. C’era da aspettarselo. Un’ottima risposta alla solita propaganda è venuta da Filippo Penati: «Chi governa la città da quindici anni?». Facciamo anche venti. E la Regione. E il governo nazionale. Vorremmo capire chi è il responsabile del Far West. Ma è troppo facile, così: la contro-strumentalizzazione non è sufficiente. I fatti di questa sera sono troppo gravi e troppo complessi per essere lasciati alla polemica spicciola. Via Padova è un luogo abbandonato a se stesso da troppo tempo, le dinamiche che si sono create sono preoccupanti da anni, la ‘bomba’ è purtroppo esplosa, come qualcuno temeva (altri, invece, a leggere le prime dichiarazioni, sembravano quasi augurarselo). Non è, via Padova, la via della multiculturalità per eccellenza, ma una via fuori controllo, una via in cui non è stata praticata alcuna integrazione (è il caso di ricordarlo a chi usa la parola, ancora una volta, per negarla). Senza polemica: vorrei sapere quali sono gli interventi del Comune di Milano per la mediazione sociale e culturale in quella zona. Vorrei sapere quali sono stati, in questi anni, gli interventi dell’amministrazione, per affrontare un problema così vistoso, oltre alle conferenze stampa e ai proclami e alla minaccia di mandare in missione le inutilissime ronde. Una rissa finita tragicamente è cosa che in una città può accadere, va detto. La reazione e lo scontro etnico, invece, sono cose da valutare con grande responsabilità, perché per certi versi assomigliano a Rosarno (nelle modalità della rivolta, non certo nelle cause che l’hanno scatenata), per altri pongono un problema diverso. Vi è la necessità improrogabile, che nessuno ha mai negato (anzi), di isolare i criminali e gli sbandati, senza punire intere popolazioni con norme discriminatorie, ma affrontando i malintenzionati e i veri e propri criminali con una buona dose di politica, di scelte amministrative decise e di contrasto dell’illegalità. Non c’è bisogno di entrare nelle case degli stranieri (genericamente intesi, oltretutto), per capire che in via Padova c’è un problema. Gli spacciatori e il degrado sono visibili fin dalla strada. Perché il Comune, che ha grandi piani urbanistici, su via Padova non ha mai fatto nulla, per evitare simili ‘concentrazioni’? Perché il Comune continua a fare facili distinzioni, tra immigrati regolari e ‘clandestini’, quando è molto probabile che tra i partecipanti agli scontri ci fossero anche immigrati regolari (e lo dico con dispiacere, sia ben chiaro)? Perché si esprimono giudizi affrettati e imprecisi, come rischia di essere anche il mio modesto parere, senza che siano chiari i termini della questione? Perché non si guarda a Padova, ad esempio, la città a cui è dedicata la via, per capire che, oltre a interventi di ordine pubblico molto decisi (e molto contestati nelle forme), c’è da avviare percorsi amministrativi più completi e profondi? Domande che faccio a me e faccio a voi, sapendo che è inevitabile che su questo episodio molti costruiranno le proprie fortune elettorali, ne sono certo, senza offrire alla città di Milano politiche che vadano nel senso della soluzione del problema.

P.S.: per illustrare con più precisione quello che intendo, oltre a rinviarvi a numerose esperienze amministrative rispetto alla composizione dei conflitti e ai piani per l’integrazione di quartiere come quelli di Torino e di Bergamo (di cui parlo diffusamente in Regione straniera), vi consiglio di leggere questo comunicato, in cui i toni sono molto più sobri e molto più concreta la presenza dell’amministrazione comunale, che si è fatta sentire, in modo articolato, organico e appropriato, senza leggi speciali, né discriminazioni, in una zona altrettanto difficile: la zona della stazione a Reggio Emilia. Con qualche risultato, in più, rispetto allo zero di alcune politiche "di casa nostra".

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