Ho riletto due volte l’intervista a Michele Emiliano (Il Fatto) ma ancora non ci credo. In Puglia il centrosinistra avrà due candidati, Nichi Vendola e lo stesso Emiliano. Quest’ultimo dice che lui le primarie (lo strumento che serve proprio a dirimere certi dualismi) non le vuole, perché si tratta di coalizioni diverse e incommensurabili. Ricordo che durante il Congresso c’era chi diceva di fare attenzione alle primarie di coalizione, perché sarebbero state un pasticcio o non ci sarebbero proprio state. E c’era anche chi vi diceva di non liquidare troppo velocemente la «vocazione maggioritaria», nel senso più proprio, perché la politica delle alleanze poteva anche rivelarsi paludosa e perigliosa per il Pd. Risultato: le primarie non si fanno da nessuna parte e la alleanze sono diverse dappertutto, sulla base non di accordi locali, ma di decisioni romane. Che qualcuno si fermi e rifletta, perché così non si va proprio da nessuna parte. E se si vuole cambiare il presidente in carica di una Regione, forse ci sono strumenti diversi, da adottare per tempo: non solo il napalm.
P.S.: in Puglia c’è addirittura chi sostiene che sia il caso di andare in tribunale, per dirimere la controversia. Dalle primarie alle giudiziarie. Fantastico.
P.S./2: lo stesso vale per il Veneto. Si candida Laura Puppato, tutti dicono «benissimo», ma il segretario regionale frena: «Ottima candidatura, ma noi dobbiamo avere il quadro complessivo, non stiamo correndo da soli».
P.S./3: in Lombardia, il candidato del Pd, Filippo Penati, è già sui manifesti. Del Pd. Qualcuno nella coalizione (l’Idv, ad esempio) si è scocciato. Ma non fa niente. Le primarie sono un lontano ricordo.

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