Già. Come promesso, sono intervenuto in direzione nazionale. Subito. Per ribadire l’importanza che il Pd si mobiliti contro il decreto salva-premier. Il segretario nazionale, nella relazione, aveva spiegato: attenzione a non dare a B troppa importanza, perché lui cerca il giudizio di Dio, e ci costringe a parlare dei «problemi suoi» e non dei «problemi nostri» (ovvero, del Paese). Per me, e l’ho detto, non c’è alcuna contraddizione. Anzi: dire che «non c’è solo lui» significa proprio denunciare questa schifezza (e la litote «non è aggiustabile» non è sufficiente) e, nello stesso tempo, ricordare al Paese che c’è dell’altro. D’accordo con me si sono espressi Realacci, Gentiloni, Sereni e pochi altri. Il tema della presenza politica del Pd e della continuità con quello che è accaduto domenica 25 ottobre, per me, si traduce proprio nella nostra mobilitazione, ora, attraverso i circoli e i nostri elettori, finora coinvolti quasi esclusivamente su questioni formali e burocratiche. Per non sembrare il partito degli ‘appartati’ ci dobbiamo essere, fin dai prossimi giorni. Se vogliamo guardare al famoso ‘territorio’, guardiamo alle nostre piazze, che già si sono mobilitate. «Non perdere l’attimo», ha detto Bersani. Giusto, Pierluigi, non perdiamolo, che già girano le barzellette.

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