Cerami è giustamente preoccupato, perché questa politica-delle-alleanze a destra e a manca sa di déjà vu (o, forse, meglio, di coazione a ripetere). E perché non è dai dirigenti della stagione precedente che si deve ripartire, ma da una domanda di politica che a sinistra è rimasta senza rappresentanza. D’altra parte, non si può vivere di astrazioni, né si può prendere un esponente della sinistra "a piacere" per risolvere il problema, ma far ripartire un dibattito sul presente e, se si riesce, sul futuro. C’è in Italia e in Europa (anche senza citare gli Usa, perché nel Pd, da qualche giorno, non vanno molto di moda) un’urgenza che ci parla delle nuove generazioni di esclusi, dell’ambiente in modo rinnovato, della società della cultura e dell’intercultura da affrontare e da interpretare. Delle reti e, insomma, di relazioni profondamente trasformate. Di questo, a sinistra, e verso sinistra, si dovrebbe parlare. Politica, non archeologia. Ci proviamo?

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