Come un ruscello che scorre tra i monti e le valli
Questa mia vita se ne va…
Quant’è bella la gioventù,
Ma all’improvviso sei vecchissimo.

Elio e le Storie Tese, Storia di un bellimbusto.

C’è un libro con un titolo non proprio originale (Non è un paese per giovani, Marsilio), scritto però con grande serietà e con grande precisione nella scelta degli argomenti. I due autori, Elisabetta Ambrosi e Alessandro Rosina, descrivono la generazione che non c’è: «Sono nati tra il 1969 e la fine degli anni settanta. Sono cresciuti vivendo e attraversando alla medesima età gli eventi e le trasformazioni storiche di fine XX e inizio XXI secolo. Ma dal punto di vista sostanziale non sono mai stati veramente una “generazione”». E, se non c’è la generazione, non c’è nemmeno il «conflitto» con quelle precedenti (che infatti se ne approfittano: «L’amaro paradosso», ad esempio, «è che oggi si parla di precari in misura inversamente proporzionale all’azione in loro favore»). Il protagonista, allora, è il «figliol prodigo» (e precario) che rimane nell’orbita familiare, un «trentenne senza futuro», senza peso elettorale, con una rappresentanza politica che ha l’età media di 59 anni (più o meno gli anni di Bersani, guarda caso), immerso in una sorta di depressione collettiva da cui fatica, individualmente, a emergere. Che sente solo parlare (appunto, solo parlare) di talento e di merito, che non vede mai la palla, insomma, in un Paese che tramonta, nel quale però i protagonisti sono intramontabili. Per gli autori, ci vorrebbe «una élite che interpreta lo spirito dei tempi, cerca di farsi portavoce di un sentimento, di un’esigenza, di un’insofferenza più diffuse». Un bel tema e un bel suggerimento, no? Si parte dalla lettura del libro, in attesa di qualcosa di rivoluzionario.

P.S.: si trova qualcosa anche qui.

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