Lo aveva già fatto capire, ma il fatto che Michele Serra abbia votato per la mozione Marino mi rincuora. E lo dico benché sappia che il Congresso è finito: quello che ha scritto oggi, per me, è importante, soprattutto per quello che accadrà nei prossimi mesi. Sotto tutti i punti di vista.

Rutelli spiega il suo distacco del PD bersaniano con la “mancanza di discontinuità” rispetto al fu Pci. […] Più in generale sono in parecchi, anche con le loro migliori intenzioni, a lamentare l’evidente ingombro degli ex Pci (dico i molti milioni di elettori, non solo capi e capetti) nel nuovo partito. Dai neodemocristiani come Rutelli alle frange insofferenti (e opposte a Rutelli) che vorrebbero un Pd più laico e veloce, meno tattico e meno politicante. Avendo votato per Marino e non per Bersani, forse dovrei essere tra quelli che lamentano “la mancanza di discontinuità”. Non fosse che mi pare poco sportivo e anche poco intelligente, chiedere agli ex comunisti, che sono di gran lunga la componente più numerosa, nonchè decisiva nel bene e nel male, della sinistra italiana, di sparire e di farsi evanescenti per consentire a Rutelli di sentirsi più a suo agio; o per consentire a Marino di sentirsi maggioranza non essendolo. La storia delle mosche cocchiere è lunga e in genere poco gloriosa. In un partito di massa bisogna sapere accettare di essere minoranza, e di pesare per quello che si conta e per quello che si vale. Marino lo farà. Rutelli no. Ma già lo sapevamo, che i laici sono più tolleranti dei clericali.

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